Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:41 min.
Etichetta:Prophecy Productions

Tracklist

  1. VERDAUT IN KLAFFENDEN MÄULERN
  2. NIEMALS MEHR LEBEN
  3. ICH WEIß ICH BIN KEINS
  4. WO ALTE SPINNEN BRÜTEN
  5. DÄMONISCH IM ERSTEN BLITZ
  6. AN GESTRANDETEN SINNEN
  7. ODE AN DIE OBSZÖNE SCHEUßLICHKEIT
  8. ABERWITZIGE INFRASCHALL-RITUALISTIK
  9. BARTZITTER FLUMGERENNE

Line up

  • Jürgen Bartsch: bass, keyboards, electronics
  • Florian "Torturer" Klein: drums
  • Karzov: guitars
  • Onielar: vocals

Voto medio utenti

Secondo lavoro con Onielar dietro al microfono, nono in totale, "Lebe dich leer" era, per me, uno dei dischi più attesi di questo 2019 considerata la mia ammirazione per i tedeschi Bethlehem capaci, con i loro primi lavori degli anni '90 di definire le coordinate di due generi musicali come il dark metal ed il depressive black metal grazie a capolavori come "Dark Metal" e "Sardonischer Untergang im Zeichen irreligiöser Darbietung".
L'attesa, e credo non potesse essere diversamente, viene ripagata da nove brani che rappresentano l'essenza stessa del folle gruppo di Jürgen Bartsch capace, ancora una volta, di sorprenderci con una proposta disturbante, in bilico tra melodie malate e inflessioni estreme, soluzioni "darkeggianti" e momenti dal vago sapore industrial il tutto profondamente marcato dalla velenosissima voce di una Yvonne Wilczynska in stato di grazia e perfetta per cantare la musica dei Bethlehem, la musica di un gruppo, cioè, sempre un passo avanti e sempre "diverso" da tutto quello che lo circonda.
"Lebe dich leer" è un album smaccatamente personale, oscuro e depravato, capace di avventurarsi in territori quasi funeral e di regalarci, al contempo, improvvise aperture melodiche, capace, anche, di essere minaccioso e violento, come elegante e raffinato, restando sempre e comunque "qualcosa" di assolutamente viscido e notturno.
I Bethlehem sciorinano, dunque, tutto il loro repertorio e lo fanno con la solita maestria: le chitarre sono magistrali sia in fase di riffing che di assolo, le tastiere inquietanti, la sezione ritmica una sorta di cuore nero che pulsa e le voci, beh, ve l'ho già detto... insomma, "Lebe dich leer" è un lavoro con i fiocchi, di quelli che bisogna ascoltare con attenzione ed ovviamente di notte perché è proprio la mancanza di luce a svelarne il suo più intimo significato e tutte le sue, diverse, inflessioni.
Di certo una delle migliori uscite in ambito estremo (ammesso che si possa far rientrare il gruppo in qualche categorizzazione) di quest'anno ed ennesima prova di valore da parte dei Bethlehem che oggi, come vent'anni fa, continuano ad essere imprescindibili.
Grandissimi.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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