"Providencia", rilasciato originariamente in forma indipendente, è il quarto lavoro per la one man band argentina
Huszar e viene oggi ristampato dalla
Morrowless Music, etichetta che mi da la possibilità non solo di conoscere un gruppo, lo ammetto, a me ignoto, ma anche, soprattutto, di scoprire un artista dalle insospettabili qualità.
Se è vero che la base di partenza di questo album è un certo atmospheric black metal che può far pensare, per via delle inflessione "gaze", a gente come Ghostbath o Deafheaven, è altrettanto vero che
Marc Huszar non ha assolutamente paura di sperimentare ed inserisce nella sua musica elementi dark ambient, synthwave e perfino electro pop riuscendo a dare vita ad un album sognante, quasi etereo, triste e incredibilmente affascinante.
Tante sono le frecce all'arco dell'argentino.
Innanzitutto una capacità di songwriting davvero notevole che permette al nostro di scrivere pezzi lunghissimi, anche sopra i 18 minuti, senza risultare prolisso e senza, minimamente, annoiare, anche in virtù di una vena progressive che permea tutto l'album, indipendentemente dalla strada che viene scelta per esprimersi.
Poi c'è una preparazione tecnica di tutto rispetto in rapporto all'ambito comunque estremo del quale parliamo, preparazione che consente ad
Huszar di risultare efficacissimo sia in fase di riffing con partiture complesse e gelide, sia in fase di assolo quando è la melodia a diventare protagonista.
In ultimo, ma non per importanza,
"Providencia" mette in mostra una strabiliante capacità di creare atmosfera.
L'ascolto dell'album, infatti, è una esperienza appagante soprattutto per questa atmosfera melanconica, autunnale direi, che prorompe da ogni singola nota e che è in grado di emozionare per la sua delicatezza e la sua forza espressiva in un connubio davvero ben riuscito.
E' evidente che siamo lontanissimi dal black metal "tradizionale".
Qui dentro non c'è satana o chiese in fiamme.
Qui dentro, invece, c'è sentimento, c'è dolcezza, ci sono i nostri sogni ma c'è anche quell'asprezza, quella ruvidezza che fanno parte della vita e che
Huszar sa benissimo mettere in note per mezzo di geometrie che ti catapultano in un mondo concreto eppure sbiadito.
Senza ombra di dubbio,
"Povidencia" è un album sorprendente.
Senza remore, questa è musica che va ascoltata e dalla quale ci si deve fare cullare, ma anche sballottare, mentre si entra in contatto con la parte più profonda e nascosta di noi stessi.
Bellissimo sogno.
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