Copertina 6

Info

Anno di uscita:2019
Durata:37 min.
Etichetta:I Hate
Distribuzione:Soulfood

Tracklist

  1. INTO OBLIVION
  2. NIGHTMARES
  3. ANCIENT MAJESTY
  4. GALLOWS HILL
  5. LAKE OF NECROSIS
  6. HELLISH FORCE
  7. BLEED FOR THE NIGHT
  8. MYSTIK
  9. RITUAL

Line up

  • Julia Von Krusenstjerna: bass & vocals
  • Sven Nilsson: drums
  • Beatrice Karlsson: lead guitar
  • Lo Wikman: rythm guitar

Voto medio utenti

Come una produzione completamente sbagliata può inficiare il risultato di un disco.
Questo purtroppo è accaduto al debutto di questo combo svedese di canonico heavy/speed metal.
La band formata da quasi tutte donne ad eccezione del batterista, confeziona otto brani nella più pura tradizione del genere ottantiano, ma purtroppo un particolare molto importante riesce a vanificare l’impatto della proposta.
A partire dalla titletrack “Into oblivion”, un canonico pezzo speed metal, la batteria è troppo alta rispetto agli altri strumenti.
Ho fatto molta fatica a capire che riffing stessero suonando le chitarre e la voce della bassista e singer Julia Von Krusenstjerna è a malapena percettibile e manca di un po' di incisività aggressiva.
Con “Ancient majesty”, la situazione migliora un pochino, ma risulta molto fastidiosa la batteria che sovrasta il resto.
Le chitarre tirano e confezionano riff della miglior tradizione speed metal con qualcosa di Us metal.
Ma la voce della singer viene quasi praticamente coperta, e nel chorus che dovrebbe svettare non incide; le chitarre nella parte solista confezionano solos e armonizzazioni azzeccate.
Il brano “Lake of necrosis”, tira fuori l’anima più epica della band dopo un’intro di organo atmosferico.
Il brano si apre con una cavalcata epica ma purtroppo le chitarre sono a malapena udibili nel riff; peccato perché il brano non sarebbe male,é convinto e se fosse stato prodotto decentemente sarebbe risultato qualcosa di molto positivo.
Il brano “Bleed for the night”, é un up tempo che purtroppo ancora viene sovrastato dalla batteria che copre le chitarre appena udibili.
Il brano non sarebbe male; nulla di eccezionale sia chiaro, ma è costruito bene; il solo é heavy puro e ottantiano con una coda maideniana.
In sostanza un album che avrebbe meritato una sufficienza più piena invece della risicata se ci fosse stata una produzione diversa e soprattutto più convinzione, ma essendo questo un debut album mi sento buono, promossi ma col debito.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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