Tutti noi, credo, abbiamo dischi di cui attendiamo l'uscita in modo spasmodico, con speranza, fiduciosi di godere grande musica. Album che aspettiamo con impazienza, curiosi di far assaggiare alle nostre orecchie un appagante lavoro che per mesi è stato l'oggetto dei nostri desideri. Spesso si tratta di "grandi nomi" ma, per quanto mi riguarda, i grandi nomi non mi interessano in senso assoluto, bado alla qualità, e i
Lunar Shadow nel 2017 avevano fatto vedere (e sentire) gran belle cose. La formazione tedesca era quindi tra quelle che aspettavo al varco con più ansia, anche perché nel frattempo c'è stato un avvicendamento dietro al microfono, è cambiato il logo della band (gran peccato) e le incognite erano diverse. Senza contare che l'orrenda copertina di questo nuovo lavoro potrebbe scoraggiare chi non conosce la band ed è strano perché Adam Burk fa sempre belle opere. L'artwork comunque raffigura due amanti in quanto il tema del disco è proprio "la passione" e le forti emozioni umane come odio, gioia, tristezza, solitudine. Insomma, non si parla di draghi, spadoni o feste con girarrosto.
Il cantato su questo
The Smokeless Fires è davvero poco, c'è ampio spazio per la musica, una musica che definirei progressiva nel senso più puro del termine. Non si da troppi confini, chiaro che una forte base di classic metal c'è, ma sfugge alle regole di strofa-ritornello, una musica che vuole essere libera da schemi, libera dal passare da un arpeggio acustico ad un'accelerazione, da un riffing potente ad un fugace blast beat, un pianoforte, uno splendido assolo di chitarra, una ritmica possente. Nulla che si possa fischiettare in modo disinvolto ma qualcosa in cui ci si deve immergere. C'è tanta melodia e non è immediata ma quando ti entra ti prende davvero. Ecco, hanno diversi tratti in comune con i Trial, se li conoscete.
Il cantante precedente faceva talmente cagare che paradossalmente ha finito per marchiare il debut in modo positivo grazie alla sua personalità, oggi
Röttig è molto meno personale ma, diciamo, ha uno stile che si incastra bene con il suono dei Lunar.
Il nuovo
The Smokeless Fires è più breve del debut e magari questo aiuta a renderlo più incisivio, a farlo penetrare di più nella nostra mente. Un disco che mi piace davvero tantissimo nel suo essere onirico, potente, profondo, un filo malinconico, una vera festa pet le orecchie. A proposito di orecchie,
Far From Light aveva una produzione veramente di merda che se non alzavi la manetta del treble a fondo scala si sentiva tutto ovattato, il nuovo album ha invece una produzione perfettamente adatta al suono dei nostri, il basso pompa bene inspessendo il suono metre gli altri strumenti sono liberi di vagare buttando energia, oscurità e magia.
Volete i soliti paragoni con altre band per farvi un'idea? Ok, vi butto qualche influenza riscontrabile nei
Lunar Shadow: Dissection, Manowar, NWOBHM, Sacramentum, Warlord, primissimi In Flames, echi post punk. Bel miscuglio, eh? Ma funziona alla grande.
Lo stile dei
Lunar Shadow è tutto loro, originale, non sono un gruppo immediato ma sono un gran gruppo, buoni musicisti e scrivono grandi canzoni. Ma questo non è quello che cerchiamo sempre da nuove band? Svegliatevi, capre!