Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2019
Durata:38 min.
Etichetta:Peaceville Records

Tracklist

  1. I MUFFLE YOUR INNER CHOIR
  2. THE HARDSHIP OF THE SCOTS
  3. OLD STAR
  4. ALP MAN
  5. DUKE OF GLOAT
  6. THE KEY IS INSIDE THE WALL

Line up

  • Fenriz: Drums, Vocals (additional), Bass, Guitars (additional)
  • Nocturno Culto: Vocals, Guitars, Bass

Voto medio utenti

Attenzione! Questo disco potrebbe scatenare ulcere nello stomaco degli appassionati e oltranzisti fan del black metal.
Perché i Darkthrone sono tornati con il nuovo album che batte il sentiero percorso dagli ultimi dischi.
Nonostante le sterili polemiche sul presunto “tradimento” per questa svolta a u, non si può dire che Gylve “Fenriz” Nagell e Ted “Nocturno Culto” Skjellum non siano coerenti col percorso iniziato; ovvero il recupero delle origini del black metal e della genuinità, sfrontatezza, irruenza melodica dell’heavy metal ottantiano.
L’opener “I muffle your inner choir”, é un solido up tempo con dei riffing alla Celtic Frost e la voce in scream messa in secondo piano rispetto alla musica.
Brano dall’impatto gustoso con un bel mid tempo pesante, sulfureo in odore di black metal delle origini a dare un tocco in più.
Ma é col singolo “The hardship of the scots”, che il duo tira fuori un mid tempo che profuma di heavy metal purissimo.
Sentitevi quelle chitarre grattuggiose, e con un’apertura doom che sfocia poi in una cavalcata dal taglio molto N.w.o.b.h.m.
La titletrack personalmente è il brano forse più debolino del disco; mid tempo dal riffing quasi epicheggiante e con qualche reminiscenza drammatica.
Il brano è scorrevole, ma mi sarei aspettato un brano più incisivo, anche se non è privo di una certa forza evocativa.
Duke of gloat” é una sferragliante e veloce corsa nel puro metal estremo ottantiano.
Grandi le chitarre che graffiano con un brano dal taglio malsano e sporco con un bel marchio caro al Tom G. Warrior dei tempi belli; la voce é aggressiva, sporca ma molto comprensibile.
Ad aumentare la tensione metallica della composizione un bel mid tempo dal riffing inconfondibilmente nerissimo in crescendo.
The key is inside the wall”, chiude il tutto con un brano dal riffing pieno, possente e doomy.
Marcia lenta, catacombale ed epica con un’accelerazione aggressiva in up tempo; le chitarre sono gustose e grattuggiose dal riff dal sapore ottantiano soprattutto nel solo, il brano prende una piega più heavy e venomiana.
Un disco che conferma la strada scelta dai nostri, un album che creerà il solito vespaio ma che personalmente promuovo a pieni voti perché qui non si scopiazza il metal anni 80 per mancanza di idee; qui c’è tanto amore e riscoperta di un certo spirito perduto; applausi.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 giu 2019 alle 16:01

sottoscrivo parola per parola la rece di corpsegrinder. disco buono, che si fa ascoltare senza patemi, ma niente di sconvolgente... l'entusiasmo durante l'ascolto non ti travolge mai e la freschezza appartiene a epoche passate... detto questo un album sicuramente godibile.

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.