Cosa si può chiedere a una delle voci più esaltanti del
rockrama internazionale, unita alla perizia e alla spiccata vocazione alla materia melodica di un musicista / produttore di consolidata e riconosciuta fama? Niente di meno che un avvincente centrifugato di cori, armonie e ritornelli, innervati dal vigore delle ritmiche e dal graffio delle chitarre e alimentati da quella classe “speciale” ancora in grado di fare la differenza anche nell'attuale convulso e livellato universo della musica.
Ecco perché, memore dei brillanti precedenti, mi aspettavo molto dal terzo lavoro dei
First Signal, “progetto” che accomuna i campioni
Harry Hess (Harem Scarem) e
Daniel Flores (Find Me, The Murder Of My Sweet, …) e a cui contribuisce (come già accaduto in “
One step over the line”) pure
Michael Palace, ormai “qualcosa” di più di un nome emergente della scena.
La partecipazione in fase compositiva di
Stan Meissner,
Carl Dixon,
Bruce Turgon,
Sören Kronqvist,
Hal Marabel,
Daniel Palmqvist e
Nigel Bailey (e l’elenco è solo parziale …) accresce ulteriormente le aspettative, finendo, forse, per renderle addirittura quasi “proibitive”, laddove sono in molti ad attendersi da questo tipo di operazioni poco più che una competente
routine.
Ebbene, “
Line of fire”, per chi ha amato i suoi predecessori e anche per questo “esige” una manifestazione artistica autorevole e ispirata, conferma le straordinarie “affinità elettive” dei protagonisti e tuttavia sconta anche qualche piccolo calo di tensione emotiva, sporadico e fugace, eppure non del tutto trascurabile.
E’ il caso della
title-track dell’opera e delle solo gradevoli “
Here with you” e “
Need you now”, mentre molto meglio (e un po’ “furbetti” …) appaiono i “recuperi” “
Walk through fire” e “
Never look back” (dei Metropolis di
Stan Meissner e
Peter Fredette … la seconda è presente anche nell’unico favoloso
album di
Darby Mills And The Unsung Heroes ...) e “
Born to be a rebel” (una cooperazione
Hess /
Meissner riesumata da un
demo degli Harem Scarem … qualcuno magari la ricorda
coverizzata dai White Widdow nel loro “
Crossfire”), vere
chicche da “indagatore” dello
chic-rock, dall’enorme valore artistico.
Si continua con “
A million miles”, un’autentica delizia di
rock adulto vibrante e avvolgente, con “
The last of my broken hearts”, un frammento romantico e vellutato capace di far sognare ogni possessore di un muscolo cardiaco e con “
Tonight we are the only”, che metterà a tacere tutti quegli
stolti che ritengono l’
AOR una dottrina sonora vetusta e inadatta all’
airplay contemporaneo.
“
Falling” piace per il suo impatto istantaneo e quando le note pulsanti e adescanti di “
The end of the world” sigillano il programma con l’ennesima grande prestazione di
Mr. Hess, non posso far altro che accordare ai
First Signal e al loro “
Line of fire” un consenso ampio e convinto, ma non pienamente incondizionato come avrei voluto. Incontentabile?
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