Ricordo con piacere il lavoro degli Ivory, che con l’ottimo “
A moment, a place and a reason” avevano imboccato un interessante percorso espressivo in grado d’insinuare una doverosa dose di vitalità tra le pieghe dell’
hard-rock “classico”.
Perse le tracce di quell’esperienza, accolgo con molta curiosità la prima (fugace) prova discografica dei
Blue Powder,
band in cui militano proprio
Salvo Vecchio e
Luca Bernazzi, già agitatori dei suddetti valorosi
rockers sabaudi e oggi impegnati, con il contributo del
singer Andreas Polito, a riproporre una miscela sonora dai contorni “tradizionali” e tuttavia priva di massificanti manierismi.
Mescolando sapientemente anni ottanta e novanta (Van Halen, Extreme, Mr. Big, The Cult, Soundgarden, …) i nostri sfornano un
Ep piuttosto godibile, caratterizzato da una voce intensa, da una chitarra ficcante e da composizioni sempre ben congeniate, capaci di sfruttare canovacci abbastanza “rodati” in maniera efficace e coinvolgente.
“
Lost in Hollywood” si apre con le pulsazioni agrodolci e il
refrain attraente della sua
title-track, per poi proseguire con il tocco caliginoso dell’adescante “
Back again” e con il clima inquieto e liquido di “
Chains”, non lontano da Alice In Chains e Jane’s Addiction.
“
One way to rock” rivela il lato più scanzonato e
rock n’ rollistico del gruppo, mentre con “
No orange juice” i nostri spruzzano di
funky e di follia il loro linguaggio artistico, evidenziando ancora una volta attitudine, disinvoltura e competenze non banali.
Non rimane che incoraggiare i
Blue Powder nella prosecuzione di questa intrigante avventura, sperando vivamente che il pubblico li sostenga nell'impresa.
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