Non esiste un motivo razionale, ma io adoro album come
"Diário De Guerra", sesta fatica sulla lunga distanza per i veterani brasiliani
Holocausto, tornati nel 2016 con la loro line up storica pronti a distruggere tutto e tutti.
In breve: dodici brani per poco più di mezz'ora di musica, dodici brani all'insegna di un violentissimo thrash / black metal fortemente old style, il riferimento più prossimo sono i primissimi Sodom, dalla estetica guerresca e dalla assoluta mancanza di qualunque concessione ad un seppur minimo accenno di melodia, il tutto suonato con spaventosa ferocia, puro odio e con una efferatezza che non lascia spazio a nessun dubbio.
"Diário De Guerra" è un concentrato di ignoranza e barbarie.
Questa è "musica" da ascoltare tutto di un fiato e dalla quale farsi spazzare via.
Dopo non resta che il silenzio ed il fumo sui campi di battaglia.
Nel corso dei decenni il metal estremo si è evoluto e si è differenziato in tanti generi e sotto generi: gli
Holocausto, al contrario, sono rimasti primitivi e gonfi di odio belluino che riescono a veicolare, perfettamente, all'interno di schegge impazzite che qualcuno potrà definire "brani" ma che io considero pura manifestazione di disprezzo per il genere umano intero.
"Diário De Guerra" non è un album per i deboli di cuore o per chi cerca raffinatezze.
Tutt'altro.
Qui abbiamo una macchina da guerra che vi prenderà, vi masticherà e vi sputerà disgustata tra riff assassini (quello della title track è da leggenda), basso roboante, urla strazianti e batteria inarrestabile.
Capite perché non esiste un motivo razionale per amare un album del genere?
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