Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:31 min.
Etichetta:Nuclear War Now! Productions

Tracklist

  1. INTRO
  2. HOLOCAUSTO
  3. REFUGIADOS / SOLUÇÃO FINAL
  4. ZONA DE CONFLITO (FAIXA DE GAZA)
  5. GUERRA TOTAL APOCALIPSE
  6. SÍMBOLOS DA DISCÓRDIA
  7. INTRO
  8. DIÁRIO DE GUERRA
  9. PRISIONEIRO
  10. OCUPAÇÃO HOSTIL
  11. PELOTÃO DA MORTE
  12. OUTRO

Line up

  • Valério Exterminator: guitars
  • Rodrigo Führer: vocals
  • Anderson Guerrilheiro: bass, vocals
  • Armando Nuclear Soldier: drums

Voto medio utenti

Non esiste un motivo razionale, ma io adoro album come "Diário De Guerra", sesta fatica sulla lunga distanza per i veterani brasiliani Holocausto, tornati nel 2016 con la loro line up storica pronti a distruggere tutto e tutti.
In breve: dodici brani per poco più di mezz'ora di musica, dodici brani all'insegna di un violentissimo thrash / black metal fortemente old style, il riferimento più prossimo sono i primissimi Sodom, dalla estetica guerresca e dalla assoluta mancanza di qualunque concessione ad un seppur minimo accenno di melodia, il tutto suonato con spaventosa ferocia, puro odio e con una efferatezza che non lascia spazio a nessun dubbio.
"Diário De Guerra" è un concentrato di ignoranza e barbarie.
Questa è "musica" da ascoltare tutto di un fiato e dalla quale farsi spazzare via.
Dopo non resta che il silenzio ed il fumo sui campi di battaglia.
Nel corso dei decenni il metal estremo si è evoluto e si è differenziato in tanti generi e sotto generi: gli Holocausto, al contrario, sono rimasti primitivi e gonfi di odio belluino che riescono a veicolare, perfettamente, all'interno di schegge impazzite che qualcuno potrà definire "brani" ma che io considero pura manifestazione di disprezzo per il genere umano intero.
"Diário De Guerra" non è un album per i deboli di cuore o per chi cerca raffinatezze.
Tutt'altro.
Qui abbiamo una macchina da guerra che vi prenderà, vi masticherà e vi sputerà disgustata tra riff assassini (quello della title track è da leggenda), basso roboante, urla strazianti e batteria inarrestabile.

Capite perché non esiste un motivo razionale per amare un album del genere?
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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