Sette lunghi anni passati nel gelo siberiano a vagare per la taiga, vagabondando in bilico tra ipotermia e il regno dei ghiacci, in preda a tempeste e ululati spaventosi, solo così può nascere un album come
“Cold Of Early Spring”, un album disgustosamente freddo e sinistro che ti fa veramente salire brividi glaciali su per la schiena e ti scaraventa senza pietà in un vortice di irreale malignità, dove lo screaming di Malzus mena le danze e decanta inni alla taiga siberiana con una intensità e credibilità rare, come nella title track che chiude l’album . Con 3 brani più intro che vanno al di là dell’umana sopportazione del dolore, il duo Russo confeziona un album ad altissima levatura emozionale, dove, pregio più unico che raro, i momenti più atmosferici non servono per allentare la tensione del brano, anzi lo caricano ancora di più di pathos e disagio. Difficile indicare un brano più meritevole degli altri perché ciascuno ha una propria fisionomia e una personalità unica, ciononostante i 17 (!!!) minuti abbondanti dell’opener
“The Icemirrored” sono un vero e proprio sunto del
Frozenwoods sound che troveremo poi diviso tra
“Beyond The Ashen Snowstorm” e la già citata title track. L’uso del cantato in lingua madre, se da una parte impedisce ai più di entrare profondamente in contatto con il concept lirico sviluppato da Malzus, completamente basato su storie/leggende dell'amata terra madre, dall’altro riesce ad innescare una certa epica solennità, come se il connubio voce/testi fosse il raggelante vento killer siberiano che sferza il viso e ci accompagna nel trapasso ...
“Cold Of Early Springs” è un album che nonostante la sua glaciale ferocia, trova modo di esaltarsi in melodie e arrangiamenti disperati che solo le bands russe hanno. Se è vero che in alcuni momenti mi hanno ricordato gli ucraini
Windswept dell’ottimo debut
“The Great Cold Steppe” , è altrettanto evidente come il duo abbia preso tutto il tempo necessario per scrivere musica che viene direttamente dal cuore e, oggi più che mai, subisce la forte influenza climatica del territorio che li circonda … Peggio dell’inferno... c’è solo un inferno di ghiaccio !
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