Esordio per la band tedesca
Gran Duca, con una interessante e ben calibrata miscela di influenze rock, metal e stoner/doom. Un disco che evidenzia buon livello di maturità tecnica e compositiva, cura dei dettagli e soprattutto un songwriting fluido ed efficace.
I sette minuti dell’opener “
Monstrosity” mettono in luce le principali caratteristiche del quartetto teutonico: passo cadenzato e potente, parti vocali dal retrogusto hard rock ’70, flessibilità e complessità all’interno dei brani ed una sottile atmosfera doomeggiante che racchiude il tutto. Ma il lavoro offre molte altre sfaccettature: “
All hail the autowagen” e “
House of fools” hanno il tiro saturo e muscolare dell’heavy stoner, “
Howlin’ rollin” mostra vibrazioni quasi funky, “
Fields to plow” è un mid-tempo teso con inserti melodici in odore di grunge, “
Witchwoman” è una traccia dai toni drammatici e dall’andamento progressive-settantiano.
Ancora, “
The walk” è un solido heavy senza fronzoli mentre la conclusiva “
Blackend son” parte come una semi-ballad per aprirsi poi in un groove rock roccioso.
La prova dei
Gran Duca è ampiamente positiva: brani ben strutturati, varietà di schemi, vocals limpide ma grintose, influenze ricche ma non didascaliche. Consiglio il loro disco ai fans di Red Fang, Sideburn, Sahg, Zodiac, Ruby the Hatchet ed altri protagonisti di questo filone musicale.
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