Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:40 min.
Etichetta:Nuclear War Now! Productions

Tracklist

  1. METASPIRITUAL REDISINTEGRATION
  2. TREMORS
  3. ASTRAL FUNERAL MARCH
  4. DIMENSIONAL SEISMIC WAVES
  5. THIS IS THE DEATH
  6. THE ROTTING RESONANCE
  7. ...THE LIBERATION
  8. REVERSED ATOM(B)

Line up

  • C.J.: percussion, vocals
  • N.R.: strings, vocals

Voto medio utenti

Braccio armato dell'underground più oscuro e violento, la Nuclear War Now! da oggi alle stampe il primo full length dei Saltas che segue a due anni di distanza l'uscita del primo EP "Currents": il duo svedese con questo "Mors Salis: Opus I" mette insieme una quarantina di minuti di musica esoterica e malvagia, lontana da primordiale black/thrash/death a cui la label ci ha abituati negli anni, ma non per questo meno estrema ed oscura. Il tutto si gioca su ritmi molto lenti e trascinati che creano un black/death oscuro e maligno dai connotati quasi drone/ambient e pervaso da un senso di fredda marzialità che rende questo disco una esperienza inquietante. I Salts si rivelano abili a generare un sound asfittico, alienante la cui resa volutamente low-fi ammanta di un ulteriore alone di oscuro orrore i brani, che nella loro natura scarna e ripetitiva sanno muovere le corde più remote e primitive del nostro Io, risvegliando paure ancestrali che ormai pensavamo sepolte. Il muro sonoro eretto dalla chitarra e dalla batteria è imponente e ricorda molto alla lontana quanto di buono fatto dagli Encoffination, tra riff minimali e scarni trascinati e ripetuti allo sfinimento su cui le vocals distanti e inquietanti di C.J. e N.R. suonano come i versi corrotti di un rituale osceno e pagano. "This Is The Death", "Astral Funeral March" o "The Rotting Resonance" incarnano al meglio lo spirito dei Saltas, che con "Mors Salis: Opus I" confezionano un disco interessante per quanto indigesto alla maggioranza degli ascoltatori a causa della sua natura tetra e minimale. Il titolo stesso prelude ad un capitolo secondo di questa discesa sonora negli inferi, l'incauto ascoltatore è quindi avvertito: la luce che rivedrete al termine dell'ascolto di uesto album sarà solo effimera e prima o poi verrà oscurata nuovamente dall'ombra lunga e cupa dei Saltas.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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