I
Chaos Factory esordiscono con un album ambizioso, non facile, pieno zeppo di idee a volte non originalissime e spesso non perfettamente a fuoco.
Le 22 (!) tracce che costituiscono il doppio
“Horizon” vantano la partecipazione del celebre
Luca Ward - in veste di ospite/voce narrante in una manciata di episodi indubbiamente evocativi - e un range di sonorità che spazia dal metal sinfonico “battagliero” (preponderante) al jazz (penso alla soffusa e conclusiva
“Chaos Variation XVII”).
In mezzo a tutto questo c’è però anche un po’ di “confusione”: se tracce come
“Human Orogeny”, “We Believe”, “Juggernaut Is Coming” sono in grado di rievocare maestri come
Dark Quarterer e
Iron Maiden, i numerosi interludi narrati o sinfonici alla
Realms Of Odoric tendono troppo spesso a spezzare/diluire un ascolto già di per sé molto impegnativo (cito tra gli altri solo
“Universal Flow”, “Drying Her Tears” e
“The Doom Of Destiny”).
Difficile inquadrare brani come
“Whispers In The Dark” (immaginate
Elvis Presley in salsa heavy),
“And Zarathustra Said: Horizon” (ricordate
“Nessun Dorma” dei
Manowar?) o l’etnica/elettronica
“In The Depths Of The Void”, che dimostrano buona volontà ma ancora un pizzico di inesperienza.
Nulla da dire sulle doti del combo nostrano, ma è ancora presto per gridare al miracolo.
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