Valentino Francavilla è un ragazzo di quelli che potremmo essere noi; non mi riferisco all'età anagrafica, in base a quella potrebbe essere mio figlio, intendo un ragazzo normale, il classico vicino della porta accanto, e lo dico perché ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente.
Una bella chiacchierata davanti ad un caffè, che si è poi tradotta
in questa intervista.
Dicevo, un ragazzo normale: ventiseienne, residente in un tranquillo paesino nei pressi di Treviso, si guadagna da vivere facendo l'istruttore di fitness.
In più rispetto a noi (almeno a me), ha scoperto fin da piccolo di essere particolarmente portato per la musica e pur non seguendo alcun corso formale, in verità senza nemmeno aver mai imparato a leggere (e di conseguenza a scrivere) la musica, insomma senza alcuna base teorica, inizia a suonare la chitarra; si allena, migliora, comincia a comporre basandosi esclusivamente sul suo orecchio.
Una storia senza dubbio non unica al mondo, ma comunque, ne converrete, che non ti senti raccontare tutti i giorni.
Valentino si sbatte, cerca di tenere insieme questa passione con lo studio prima e il lavoro poi, ed è talmente innamorato della musica, del metal (in particolare quello anni '80), che riesce dopo enormi sacrifici a pubblicare un cd interamente composto, suonato, cantato, arrangiato da lui.
Senza nessuno a seguirlo e a promuoverlo, ha scelto la via dei social per farsi conoscere, ed è tramite social che è arrivato alle nostre orecchie "
Heavy Chains".
Ora, intendiamoci: se siete alla ricerca di innovazione, sperimentazione, contaminazione, probabilmente state leggendo la recensione sbagliata.
Ma se amate il metal classico, i riff belli cazzuti, gli assoli funambolici, la voce su tonalità quasi sempre alte e quel suono che quando lo sentite è un attimo e tornate indietro di 30 anni secchi allora siete nel posto giusto; per dire, a livello di coordinate stilistiche molti hanno citato i
Riot come ispirazione principale con soluzioni e virtuosismi chitarristici à la
Eddie Van Halen.
"Heavy Chains" dura poco più di mezzora e probabilmente non saranno questi 32 minuti a cambiarvi la vita; ma vi posso garantire che dentro ci troverete tanto cuore, grande bravura, estrema professionalità: una realizzazione di qualità a mio parere quasi stupefacente considerando che parliamo di un lavoro realizzato praticamente in casa.
Ho letto (peraltro sul nostro forum) un commento, naturalmente più che legittimo, relativo ad un video di Valentino, il cui senso all'incirca era: "
Se il futuro del metal è questo la vedo grigia"; e forse è anche vero, perché si tratta di una proposta che non ha certo l'ambizione di dettare i canoni degli anni a venire e anzi guarda palesemente, quasi ostentatamente, al passato.
Ma credo che sia proprio ciò che mi ha colpito, perché questo disco è una dichiarazione d'amore, fatta da un ragazzo normale di 26 anni, talmente sincera e fuori moda che non può lasciare indifferenti.
Recensione a cura di
Diego Cattaneo.
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