L’ultima volta che vidi i
Destruction, fu durante la data di Bagnatica dove la band fu testimone inconsapevole di svariati problemi tecnici che minarono la setlist “a sorpresa” che prevedeva l’intera esecuzione del grande
Infernal Overkill.
Ma bisogna dare atto a
Schmier e co. di non essersi fatti smontare da questi inconvenienti; anzi la band ha replicato con una prestazione sentita e da veri professionisti soprattutto di aver offerto a noi poveri thrashers accaldati un bicchiere di birra fresca.
Però la band ha modificato in parte il proprio assetto per questa nuova fatica; arruolati il veterano
Randy Black dietro le pelli e
Damir Eskic come chitarra solista ad affiancare il buon
Mike, ecco che la band sforna un bel disco di puro e incontaminato thrash metal.
L’opener é affidata alla titletrack, che entra come un treno in corsa, perfetta apertura a rotta di collo.
Rullata iniziale da goduria e poi via con un brano speed/thrash come da tradizione con la voce scartavetrata del buon
Schmier e soprattutto un coro che prende alla gola.
All’interno c’è anche un accenno di growl ad estremizzare il tutto e un’apertura melodica con twing guitars e un solo virtuoso veloce e colante metallo fuso.
“
Inspired by death”, é l’ennesima palla infuocata, bruciante puro thrash metal teutonico.
I quattro non si perdono in fronzoli inutili, ma confezionano un brano veloce, sorretto da chitarre serrate, cori minacciosi e anche qui il ritornello é creato ad hoc per il moshing.
“
Rotten” é una serratissima cavalcata thrash metal con chitarre che grattano più delle unghie di un lupo mannaro,
brano che ti entra dopo il primo ascolto, qualcuno potrebbe accusare i nostri di essere andati sul sicuro, ma vorrei vedere quanti presunti divetti del metal moderno amino veracemente ciò che fanno come i tedeschi.
“
Butchered for life”, devo dire che l’inizio mi ha lasciato interdetto; arpeggio tranquillo, cantato tutto sommato rilassato, ma la bestia é sempre in agguato.
Perché questa é la quiete prima della tempesta, che prende quota con un attacco serrato e possente; il buon
Schmier vomita acido e rabbia e i sodali non sono da meno con tellurica violenza.
Brano che sa dosare bene calma e impatto, ma soprattutto cresce con gli ascolti, solo virtuoso e melodico adatto al brano.
Di “
Tyrants of the netherworld”, che volete che vi dica?
Brano che é puro thrash metal scolpito nella roccia, velocissimo, furente e rabbioso; le chitarre serrate dialogano con una macchina ritmica tritaossa e un chorus che é oro puro per il genere.
La conclusiva “
Ratcatcher” é una conclusione azzeccata, ritmo sostenuto, gran bel lavoro di batteria che cambia bene i tempi con velocità ed esecuzione perfetta.
Il chorus anche qui é semplice ma serve alla funzione del brano,
Schmier dal canto suo urla che é una bellezza con qualche inserto vocale minaccioso; solo urlante e thrash al punto giusto.
Un disco coerente, e preciso nel solco della tradizione con qualche piacevole digressione, ma se cercate il “metal” modaiolo da classifica pieno di coretti lasciate stare e cambiate genere, questo é thrash metal e va bene così, thrash till death!
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