Una interessante sorpresa i tedeschi
Wolf Prayer, al debutto per
Barhill Records. Fuzz rock acido e psichedelico, strutturato in lunghi e sinuosi brani dall’alto gradiente lisergico. “
Shapeshifter”, ad esempio, è una bellissima cavalcata alla Dead Meadow che alterna momenti più solidi ad una lunga digressione space guidata dai voli onirici della chitarra, così come la nervosa e sognante “
Desert”. Più lenta e sinistra “
Strings like a puppet”, una sorta di space-doom distorto e narcotico un po’ penalizzato dall'interpretazione vocale non del tutto incisiva. Anche i brani dal taglio più diretto e stoner-rock (“
Average man", "
New morning”) sono comunque impregnati di vibrazioni liquide e cosmiche che garantiscono varietà e freschezza al disco.
Forse c’è ancora da limare qualche eccessiva lungaggine e da migliorare l’apporto vocale, seppur nettamente minoritario rispetto alle parti strumentali, ma l’album regge davvero bene dall'inizio alla fine.
Una buona miscela di radici vintage ’70 ed interpretazione contemporanea, che pone il trio germanico tra le novità più stimolanti in campo psychedelic rock.
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