C’è aria di
Tool,
Anathema e
Dark Suns nel nuovo album dei
Klone. I 48 minuti di
“Le Grand Voyage” sono tanto affascinanti quanto ostici, a tratti noiosi, e oggettivamente poco sperimentali – nonostante i francesi, negli anni, abbiano fatto della sperimentazione la loro bandiera.
I toni sono cadenzati, alternative e doomy, con armonie che tendono a ripetersi e linee vocali “adatte” ma mai davvero convincenti o memorabili. In questo full-length ci sono epicità (
“Yonder”), interessanti elementi sinfonici (
“Keystone”), belle incursioni di sax (
“Indelible”) e qualche timido vagito heavy (
“Hidden Passenger” e soprattutto
“The Great Oblivion”), ma il tutto è diluito in tanti, troppi passaggi ed episodi al limite del soporifero (arrivati a
“Sad And Slow” e a
“Silver Gate” le palpebre, volenti o nolenti, tendono a calare).
Non si può dire che
“Le Grand Voyage” sia brutto. Di sicuro non è un album per tutti, ma questo non è un motivo sufficiente per stroncarlo. Se vi piacciono i momenti più rilassati delle formazioni sopraccitate, un ascolto fareste bene a concederglielo.
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