Checché se ne dica in giro, gli
Unprocessed continuano a piacermi, anche a distanza di tempo. Questa volta il loro mix di influenze a cavallo tra
Animals As Leaders,
ONI e
Slipknot si è ulteriormente arricchito di arrangiamenti epici e cinematografici degni degli ultimi
Leprous o degli
Earthside.
Gli episodi “nervosi” dominano incontrasti il full-length (penso a
“Prototype”, alla grooveggiante
“Avatar” o a
“The Movements, Their Echoes”), sapientemente alternati a brani dove sono protagoniste le aperture melodiche tanto care ai tedeschi (
“Abandoned” o la più accessibile
“Another Sky”).
Quel pizzico di prog che non guasta mai (
“House Of Waters”, “Down The Spice”) ben si sposa con le timbriche ambient/elettroniche incise dal combo per sostenere i momenti più drammatici (
“Ruins”, “Antler’s Decay”, “Closure”), e pazienza per l’interpretazione di
Manuel Gardner Fernandes a volte troppo sguaiata.
Per me un altro centro pieno.
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