Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:60 min.
Etichetta:Indipendent

Tracklist

  1. INTRO
  2. FIERCE CHASE
  3. OBSESSIVE VANITY
  4. BLASPHEME
  5. TIME TO RISE
  6. THE CLUTCH
  7. THE MAZE
  8. THE ENDLESS JOURNEY
  9. TEPES
  10. ME, THE EVIL
  11. PSYCHOLOGICAL COLORFUL PERCEPTION

Line up

  • Alessandro Langianni: guitars
  • Dario Carmagnini: bass
  • Maurizio Mureddu: drums
  • Alessandra Calvanelli: vocals

Voto medio utenti

Guai a voi anime prave! Così esordirebbe il sommo Dante se vivesse ai giorni nostri e gli capitasse di ascoltare questo disco di puro doom metal.
La band nostrana si abbevera alla fonte primigenia dei Sabbath dei primi anni 70.
Difatti questo album è percorso da un colore funereo e devoto al verbo proto metal che i quattro di Birmingham coniarono tanto tempo fa ormai, ma sempre vivo.
L’opener di questo disco é inquietante e sembra tratta da un film horror con tastiere ed effetti.
Fierce chase”, apre il brano un riffing che più sabbathiano e doom non si può con le chitarre e il basso in bella mostra.
Un bell’up tempo dall’anima blues e soprattutto la voce della singer Alessandra che è potente e squillante; il basso ricama arpeggi prima dell’entrata delle chitarre e un riffone potente e arcigno prima del solo iommiano.
Blaspheme” ha un bel giro di riff d’ispirazione hard/blues e soprattutto la voce della singer é carica e ricca di colore.
La chitarra di Alessandro é fucina di riffing al calor bianco e graffi potenti in sede solista; l’accelerazione in up tempo in coda è rabbiosa e velenosamente bluesy.
The maze” è un bel brano semiacustico aperto da un arpeggio di chitarra acustica e seguito da scariche elettriche doom nel mid tempo; la singer ha quel quid in più per spingere il brano.
I toscani ci sanno fare con questa materia e questo brano denota una discreta personalità.
Tepes”, viene aperto da un riffing iommiano e un basso che doppia il riff di chitarra ben delineando il quadro sonoro cupo.
La band sa ben interpretare il verbo sabbathiano con le vocals della sacerdotessa Alessandra che in questa interpretazione carica di grinta la voce potente e squillante.
I cambi di tempo servono a rendere più fluido il brano e soprattutto danno il via al solo bruciante blues.
Il brano conclusivo ”Psychological colorful perception” é Sabbath al 100% e non è un male con l’attacco jazzato e il riffing possente in questo mid tempo.
Il basso è protagonista nel dipingere quadri acustici settantiani in sintonia con la batteria e i solos torrenziali e al calor bianco dell’ascia.
Un buon esordio che ha il verbo sabbathiano inciso nel fuoco, un’autoproduzione che ci presenta un gruppo toscano tutto da seguire.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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