Nuovo full-length per i brasiliani
Power From Hell che ritornano sul mercato ad un anno dal discreto EP "
Blood 'n' Spikes". La proposta della band carioca è nota: si tratta di un black/thrash metal vecchia scuola, solitamente abbastanza convincente, basato su linee vocali malefiche e riff molto veloci e taglienti spesso supportati da tupa tupa o blast beat. Non si tratta di una formula particolarmente originale ma i nostri la interpretano con la giusta convinzione, mettendoci qualcosina del loro. In particolare, la loro ultima fatica "
Profound Evil Presence", si fa ascoltare con piacere anche grazie a una componente strettamente black metal sensibilmente più corposa rispetto al passato anche recente contribuendo ad arricchire e svecchiare un suono che rischia altrimenti di risultare stantio.
Anche a livello della composizione ci troviamo di fronte a una varietà che, a chi conosce le passate pubblicazioni della formazione, apparirà non dico sconvolgente ma sicuramente piacevolmente sorprendente. I tempi veloci la fanno sempre da padrone, sia che si tratti di fughe in tupa tupa, sia che si tratti di annichilenti scariche di blast beat ma sono molti i pezzi che presentano riff mid tempo o addirittura qualche passaggio melodico.
L'uso della doppia cassa è tutto tranne che onnipresente e magari un po' di groove in più avrebbe permesso ulteriore freschezza. Detto questo la prova alla batteria è più che sufficiente: molto essenziale, senza strafare,
Splatter fornisce una prova che magari non arricchisce particolarmente i brani ma che è ben lontana dall'essere piatta, cambiando spesso e volentieri tempo e beat, concedendosi ogni tanto il vezzo di qualche rullata qua e là.
L'implementazione di riff in tremolo picking dà l'impressione, in alcuni brani (
Lucy's Curse mi sembra un buon esempio), di essere di fronte a una band black metal che incorpora qualche elemento più thrashoso piuttosto che di una band thrash "estrema" che vira verso territori black metal.
La prova vocale è convincente: pur non trattandosi, come il lettore potrà immaginare da sé, di una performance clamorosa, il cantante e chitarrista
Sodomic vomita sul microfono malevolenza e disprezzo con linee efficaci e un timbro che pare provenire dal fondo di un pozzo buio ed ammuffito, complice il riverbero applicato al microfono.
Il basso di
Tormentor (stage name classico o inflazionato?) non è grande protagonista del disco, limitandosi a tenere il tempo, ma la produzione molto adatta del disco lo rende ben presente nel mix e ciò è senz'altro apprezzabile.
Si tratta a mio avviso di un disco più che godibile la cui forza risiede in una certa freschezza del songwriting che rimane lineare ma vario a sufficienza da distinguere nitidamente un brano dall'altro e conferire ad ognuno una certa personalità e la capacità di mantenere l'entusiasmo e l'attenzione dell'ascoltatore piuttosto alti.
Non si tratta di un disco (e di una band in generale) che ambisce ad un pubblico di massa ma per i conoscitori di queste sonorità questo album può sicuramente essere una boccata d'aria fresca. In particolare se, come me, conoscevate già la band, "
Profound Evil Presence", pur senza stravolgere il sound della band, apporta qualche modifica alla formula consolidata dei PFH che non potrà che farvelo apprezzare.
Più oscuri e malevoli di sempre.
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