Scelta coraggiosa, anche se non del tutto vincente, quella apportata dal chitarrista Thorbjorn Englund, mente e leader dei Winterlong. Il chitarrista svedese, giunto al quarto disco per la sua creatura, ha, infatti, completamente stravolto la formazione e dato una decisa sferzata stilistica alle proprie composizioni, allontanandosi dal paludoso metal neoclassico dei tre precedenti lavori, con il passato che riemerge solo in occasione degli assoli, come ad esempio avviene su "On a Demon's Night".
Ma Thorbjorn su "Metal/Technology" non si limita solo alla chitarra, suona anche basso e tastiere, e addirittura si piazza dietro al microfono (solo sporadiche le apparizioni di Stella Tormaanoff), con risultati nemmeno disprezzabili, e se su "My Nevermore" e "Cleaning The Machine" ricorda non poco Udo, sono prevalenti gli accostamenti ad un altro Englund, Tom vocalist dei superbi Evergrey.
Proprio questi ultimi possono essere una delle formazioni tirate in ballo dal nuovo indirizzo musicale intrapreso dai Winterlong, che tuttavia vedono un Thorbjorn Englund non ancora del tutto saldo al timone della sua band. Così su "Metal/Technology" non manca un po' di confusione, ad esempio si sconfina in territori battuti da Nightwish ed Epica con "Like Ships in the Night" o dai Grave Digger (ai quali hanno "scippato" l'inizio di "And So We Remember"), proponendo passaggi thrashy ed insistendo con loops e sonorità elettro/industriali.
Forse troppi cambiamenti e poi tutti assieme non sono certo facili da amalgamare e da far digerire, ma il coraggio di Thorbjorn non va disprezzato, inoltre ci sono spunti che finalmente possono far ipotizzare a sviluppi interessanti in casa Winterlong.
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