Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2019
Durata:75 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. DAWN OF THE DRAGONSTAR
  2. THUNDERSWORD
  3. LONG LIVE THE KING
  4. WITH THE LIGHT OF A THOUSAND SUNS
  5. WINDS OF WISDOM
  6. QUEEN OF ETERNITY
  7. VALLEY OF THE VALE
  8. HYDRA
  9. NIGHT OF WINTERLIGHT
  10. BLADE OF IMMORTAL STEEL
  11. THE POWER OF THE ANCIENT FORCE (HANNA TURI VERSION)
  12. WITH THE LIGHT OF A THOUSAND SUNS (ORCHESTRAL VERSION)
  13. ENCHANTED DRAGON OF WISDOM (2007 DEMO)
  14. FOREST OF DESTINY (2007 DEMO)

Line up

  • Borne: bass
  • Lynd: guitars (lead), guitars (acoustic), lute
  • Blackwald: keyboards, piano, violin, cembalo
  • De'Azsh: drums
  • Aerendir: guitars (rhythm)
  • Allyon: vocals

Voto medio utenti

Uff...che fatica.

Iniziamo dal principio, con quel debutto del 2014 a nome "Tales of Ancient Prophecies" che rimarrà scritto per secoli come uno dei dischi di power metal più riusciti della storia. Non lo avete mai sentito? STOLTI, rimediate subito.

Arriva la Nuclear Blast, li mette sotto contratto ed il successivo "Heroes of Mighty Magic" è una SCHIFEZZA di dimensioni cosmiche, si perde tutta la potenza, affogata in mare di cori, controcori, declamazioni, sussurri, si passa dai TRENTASEI minuti del primo disco agli oltre SETTANTA, insomma una porcata senza confini.

La magia si spezza subito, il cantante Christian Eriksson (ugola d'oro e protagonista assoluto) viene silurato, passa ai Northtale che due settimane fa pubblicano un disco da urlo "Welcome to Paradise" e tramite quello fa un pernacchione da paura agli ex-compagni, che adesso devono dimostare che non avevano bisogno di lui e che con questo "Dawn Of The Dragonstar" sapranno riprendere le posizioni perdute.

E lo vogliono fare con Alle Conti, qui ribattezzato Allyon, che ha l'improbo compito di sostituire Ericksson che era davvero una bestia furente, basti ascoltare (da studio) il brano "Twilight Horizon".

Ed in tutta sincerità e con tutto il cuore, non ho mai pensato nemmeno per un secondo che questa fosse la scelta giusta, non ritenendo la voce di Conti adatta al power metal dei nostri, bisognosi di un timbro meno adulto e corposo. E tuttora, dopo tipo 200 ascolti, la penso così. Ma non fa niente.

Alla luce della suddetta porcata di "Heroes of Mighty Magic", questo disco appare una sorta di miracolo, di capolavoro: cosa che non è, ma non v'era alcuna speranza che i Twilight Force riuscissero ad uscire da quel vortice turilliano del bombastic hollywood symphonic pallotic rotturadecojonic metal che sembra infettare qualsiasi band alle prese col power metal, specie se si aggira nei dintorni della Nuclear Blast o della Napalm Records.

Tanto per capirsi, la durata del disco è nuovamente scesa dai 70 minuti del disco precedente a "soli" 57 minuti, di cui peraltro ben 12 dedicati alla suite finale, quindi tutti gli altri brani variano dai 3 ai 5 minuti circa di durata.
Questo cosa significa? ALLELUJA ALLELUJA, che al 90% ci siamo tolti dalle balle tutti questi inutili e pesanti orpelli tra declamazioni, pifferi, storielle raccontate, lamenti e menestrelli vari che ci avevano letteramente sfracassato i cosiddetti ed affossato il lavoro precedente e la carriera dei Twilight Force.

Brani TUTTI molto più asciutti, diretti, con una parola SEMPLICEMENTE METAL, che puntano al sodo, melodici ma energici che ci restituiscono una band finalmente riallineata sulle coordinate del debutto, ovviamente sempre di base symphonic power metal, ma in cui è il metal a governare e tutto il resto è lì, in secondo piano, asservito a fare da contorno.

DEO GRATIAS, ma ci voleva tanto?

E' merito di Conti? è un caso? è stata la saggezza dell'elfo Philip Lindh, alias Felipe alias Lynd anche detto il nijna psicotico che dopo tutte le offese che gli ho riservato si è svegliato dal torpore?
Questo non è dato saperlo ma a noi basta che i Twilight Force siano tornati, nel bene e nel male e con tutti i loro pregi e difetti, ad essere una band HEAVY METAL e non di compositori di colonne sonore per film fantasy.

Detto questo, detto tutto: i brani non raggiungono le vette di "Forest of Destiny", "The Power of the Ancient Force" o "Fall of the Eternal Winter" ed in tutta sincerità non crediamo che mai più riescano a scrivere roba simile, ma tornano ad essere ampiamente godibili, sin dalla titletrack posta come opener come a voler dire "ok ragazzi abbiamo fatto una vaccata, ce ne siamo accorti e siamo tornati per rimediare": 3 minuti e mezzo che sono una fucilata, in cui non ci sono nemmeno 5 secondi di firulì firulà, che convincono sin dai primi secondi e che viaggiano veloci fino al ritornello che ci fa fare subito pace con i TF e che cantiamo con piacere a squarciagola, una cosa talmente semplice e lineare che al contempo non possiamo far altro che maledirli per il tempo perduto e per un disco buttato letteralmente nel cesso.

La voce di Conti è tanto, tanto diversa da quella di Ericksson ma al contempo è una sicurezza ed ovviamente la cosa più importante è che si trovi a cantare su brani che funzionano e tanto ci basta: "Thundersword" ci fa temere per il peggio per i primi 15 secondi sfarfalleggianti poi rientra per fortuna prontamente nei canoni, sebbene non riesca a convincere più di tanto, tenendosi comunque ampiamente sulla sufficienza, così come avviene man mano che si procede, sempre in maniera snella ed agile, con "Long Live the King" (molto simile ad un autoplagio...) e la bella "With the Light of a Thousand Suns", molto rhapsodiana ed anche qui con un inizio balbettante ma che poi decolla definitivamente, al pari di "Winds of Wisdom" e della seguente "Queen of Eternity", che non lasciano spazio all'immaginazione ma rendono bene grazie a linee vocali azzeccate, tanta velocità e melodie non banali.

Ancora meglio riesce a fare "Valley of the Vale", udite udite soli 3:38 min, sulla scia dell'opener per qualità e quantità, ed arriviamo dopo un paio di brani assai diversi tra di loro (la moscissima "Hydra" e l'epica "Night of Winterlight") alla sopracitata suite finale "Blade of Immortal Steel" che nonostante una durata monstre si rivela uno degli episodi migliori, col suo taglio orientaleggiante alla "Forbidden Colours" di Ryuichi Sakamoto (un breve omaggio?) che sin dall'inizio ci trascina e ci esalta, facendoci finalmente volare questi 12 minuti come se fossero 4, e non con narrazioni riempitempo ma semplicemente con riff, assoli e cori esaltanti, insomma con il sacro fuoco dell'heavy metal: è tutto quello che vogliamo. E non a caso è uno dei brani più belli e riusciti del disco.

Un disco che, come detto, non è certo un capolavoro.
Ma con un colpo di spugna cancella l'ignominia di un lavoro nato male a livello concettuale e che ci restituisce immediatamente una band che era passata al lato oscuro e che oggi rivede la luce e con la quale possiamo nuovamente camminare, speranzosi, verso un futuro migliore, verso la pace, verso un mondo fatto di libertà.

つづく




Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 ago 2019 alle 22:47

fammi sapere :)

Inserito il 24 ago 2019 alle 12:30

Qui non so se sarò in linea...le anteprime che ho ascoltato mi danno proprio l’impressione di super plasticoso...oltre al fatto che non sopporto la voce di Conti..comunque un ascolto completo glielo do’.

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