Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:46 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. THE BASTARD SON
  2. THE LAST LEAF
  3. LARVAE
  4. SKYWARDS
  5. ALONE TOGETHER
  6. NO COMFORT

Line up

  • Thomas Jager: guitar, vocals
  • Mika Hakki: bass
  • Esben Willemsand: drums

Voto medio utenti

Il trio di Goteborg pubblica il primo album per Relapse, quarto della sua discografia. Formatisi nel 2013, in pochi anni i Monolord si sono fatti largo nello scenario doom/sludge grazie alla loro capacità di risultare trasversali a tali filoni heavy pur mantenendone le caratteristiche fondanti. Inoltre, gli svedesi esprimono una buona dose di freschezza e personalità nelle loro realizzazioni, oscillando tra massicce dosi di pesantezza sludgy ed incursioni nella funerea mestizia del funeral-doom. Una band che riesce a promuovere un discorso sufficientemente autonomo, senza avventurarsi in sperimentazioni o contaminazioni non necessarie.
Lo conferma il nuovo "No comfort", dove troviamo sei lunghi brani ben delineati e definiti. L'opener "The bastard son" avanza inesorabile con passo pachidermico guidata da linee di basso monolitiche, per poi aprirsi su spazi più atmosferici e culminare nell'assolo di chitarra. Bene anche la parte vocale, che in tutto il disco si presenta pulita e costantemente velata di malinconia. La seguente "The last leaf" è altrettanto pesante ma con richiami melodico-sabbathiani più evidenti, ricorda molto nomi come Reverend Bizzarre, Lord Vicar, Count Raven, Pallbearer, ed è sicuramente uno degli hit del lavoro. Con "Larvae" entriamo profondamente nel territorio doom, sempre al seguito di un basso ultra-distorto ed alla voce avvolgente di Thomas Jager, mentre "Skywards" è un roccioso episodio heavy dal riff granitico ed echi di epic-metal scandinavo.
"Alone together" è invece una lenta e sofferta doom-ballad dall'atmosfera gelida e sconsolata che funge da preludio per gli undici minuti della title-track, che con il suo incedere maestoso e tetro rappresenta un altro punto di forza del disco. Linee limpide e quasi progressive immergono l'ascoltatore in un mondo morente e privo di luce, con qualche tocco di qualità nel contributo chitarristico.
I Monolord sono sicuramente adatti a chi ama il doom tradizionale, lento ed austero, ma con un pizzico di autonomia che li colloca nella fascia medio-alta del settore. Album da gustare con calma ed attenzione.

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