Io già vi immagino: "
Il buon Soul dev'essersi rincitrullito: affibia un 7,5 e mette il disco tra gli highlights...".
No miei cari, sono ancora completamente in possesso delle mie (poche) facoltà mentali: volevo però fare in modo che il debut album dei tedeschi
Vagrant "
The rise of Norn" licenziato dalla svedese
Black Lion Records non passasse inosservato e fosse oggetto quantomeno della vostra curiosità.
Il terzetto teutonico, nato per volontà del chitarrista (nonchè forza motrice e compositore)
Stanley Robertson nel 2016, sforna un dischetto -certamente non innovativo- ma compatto, solido, epico, melodico e brutale condensando in 35 minuti scarsi tutto quanto si possa chiedere oggi ad un disco di metal estremo.
Musicalmente a metà tra l'epicità oscura e sferzata dal black metal dei
Divine Element del (magnifico) "
Thaurachs Of Borsu" ed i lavori più melodici e sinfonici dei
Wintersun, "
The Rise of Norn" sviluppa in 6 tracce un concept realizzato attorno all'antico guerriero Norn ed al suo viaggio in un mondo desolato in cui sopravvivere grazie unicamente al proprio coraggio superando paure, solitudine, tribulazioni e soprattutto andando oltre le proprie fragilità di uomo.
La cosa che mi ha immediatamente colpito è il parallelismo che si sviluppa tra la musica ed il percorso del guerriero in un climax ascendente che trova il proprio compimento nel brano conclusivo - nonchè migliore del lotto- "
Blood on a Crow's beak" in cui Norn, ormai morente, passa in rassegna nella sua mente tutti le prove del suo epico viaggio.
Un viaggio che inizia con i 2 minuti dell'intro strumentale "
The Whispering Sea" che, grazie ad una partitura dolente di tastiera, penetra a fondo nelle ossa svelando il mood che attraversa tutto il disco.
"
Blinded by destiny" e "
Deceptive Similarity" con le loro ritmiche serrate, le alternanze tra arpeggi acustici, gli epici cori soffusi, i blast beat ferali e le urla disperate di
Dragnier segnano la ribellione ad un destino che pare segnato da un'antica profezia, combattuta insieme ad altre sventure nella lunga "
Darkness During The Reing of a Black Sun" in cui
Robertson giganteggia con un assolo da brividi. Nelle note di questa suite rimbombano forti gli insegnamenti di
Ensiferum,
Kalmah e
Children of Bodom degli esordi, messi in pratica in modo eccellente al fine di creare una canzone di quasi 9 minuti che cresce continuamente senza un solo minimo cedimento.
"
Spirit of Valor" è semplicemente un manifesto di come dovrebbe essere il death epico/melodico, un magnifico compromesso tra furia, parti più introspettive e ritornelli che invogliano a vestire cotta di maglia, bracciali e schinieri ed uscire in battaglia: tutto ciò che gli
Amon Amarth hanno prima insegnato e poi dimenticato.
"
The Rise of Norn" infine si chiude con "
Blood on a Crow's beak" (come dicevamo poco sopra) che lascia (o meglio: a me ha lasciato) qualche rimpianto: di questa musica non se ne ha mai abbastanza!
In mezzo a tanta ricchezza avrei gradito -e spero che in futuro avvenga- una sezione di batteria ancora più incisiva: forse perchè non avendo i
Vagrant un vero drummer, hanno optato per un programming forse troppo leggero.
Spero di aver attirato la vostra attenzione ed aver suscitato almeno un pizzico di curiosità: supportate questi ragazzi, hanno realizzato un piccolo gioiello che meriterebbe un'accoglienza degna di gruppi ben più celebrati.
Da parte mia non vedo l'ora di ascoltare il loro prossimo lavoro!
Vagrant - "
The Rise of Norn" (full album)
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