Ho sempre difficoltà a parlare di album come il secondo lavoro dei francesi
Maïeutiste.
Da un lato capisco perfettamente la voglia di un musicista, e qui parliamo di ottimi musicisti, di mettere in mostra il suo talento e di non limitarsi all'interno di un genere ben preciso, dall'altra parte, però, ho sempre l'impressione che mettere troppa carne al fuoco, raramente, giovi al risultato finale.
"Veritas" è un album formalmente perfetto.
Produzione e tecnica sono ineccepibili.
I brani, in fin dei conti, si fanno ascoltare anche quando il minutaggio si alza come nel caso degli ultimi due.
Il problema sta però nel fatto che finito l'ascolto, io non ho avuto ne voglia di risentire l'album, ne ho avuto la sensazione che
"Veritas" mi avesse lasciato dentro qualcosa.
I
Maïeutiste ci offrono un suono ibrido che coagula black e death metal, doom (che arriva ai limiti del funeral), progressive si scuola estrema norvegese (i cori e le voci rimandano, inevitabilmente, ad Arcturus o Borknagar), inserti sinfoneggianti, arpeggi vari, ma raramente emozionano perché risultano freddi e distaccati, cosa che quando si parla di black metal old style è un pregio, ma quando si parla di questo "genere" di musica non lo è affatto.
Ovviamente all'interno del mercato discografico troverete tanti, ma tanti, album peggiori di questo e altrettanto ovviamente anche un sordo capirebbe l'ottimo lavoro di arrangiamento e lo sforzo compositivo che c'è dietro ad ogni singolo brano, tuttavia la scintilla con
"Veritas" non scatta mai e l'album resta li, bello, ma senza anima.
Per lo meno questo è quello che penso.
Essendo però la musica una cosa molto personale faccio due cose: vi invito ad ascoltare per bene il disco per trarne le vostre sensazioni e do una buona sufficienza ad un album che non mi è piaciuto affatto.
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