Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:65 min.
Etichetta:Heavy Psych Sounds

Tracklist

  1. LAZY BONES
  2. AUTOMATIC FANTASTIC
  3. COBRA JAB
  4. TOO MANY CHIEFS...NOT ENOUGH INDIANS
  5. SUN BROTHER
  6. "LET'S GET CHINESE EYES"
  7. TOOT
  8. DEFENDER OF THE OLEANDER
  9. LOW DESERT PUNK
  10. BONES LAZY
  11. WAITING FOR A COCONUT TO DROP
  12. HER BROWN BLOOD
  13. INDIO
  14. TAKE ME AWAY (BLUE OYSTER CULT COVER)

Line up

  • Brant Bjork: vocals, guitar, bass, drums
  • Mario Lalli: vocals, guitar (on track seven)

Voto medio utenti

Quando "Jalamanta" fu pubblicato, nel 1999, dalla mitica e compianta Man's Ruin, la definizione "desert rock" era usata da pochi carbonari e Brant Bjork non rappresentava ancora l'icona di tale sottogenere che è diventato oggi. Casomai era noto per essere stato protagonista di una delle più grandi rock band degli anni '90, i Kyuss, e per essere stato il batterista di un'altra storica formazione, i Fu Manchu. Ma proprio questo album, dove il musicista californiano suona tutti gli strumenti e compone da solo tutti i brani tranne uno, che definisce in modo compiuto quel tipo di sound avvolgente, assolato, pigro, ricco di groove e lievemente psichedelico, che adesso definiamo "desertico". Ispirato dagli infiniti spazi riarsi, dai silenzi, dalle solitudini meditative, ma anche dal brulicare di vita sotterranea delle piatte e polverose vastità dei deserti americani. Luoghi geografici e spirituali, concreti ed ideologici, che si trasformano in uno stile musicale particolare, denso e placido, asciutto ma ricco di sfumature e colori.
Questo lavoro riesce ad esprimere, meglio di tanti altri, tale filosofia musicale e, perchè no, anche di vita. Ascoltate il lungo strumentale "Defender of the oleander", con il suo andamento sinuoso ed ipnotico che pare evocare stati di trance indotti dal peyote, oppure il groove robusto ed intenso di piccole gemme rock come "Automatic fantastic", "Low desert punk", "Too many chiefs...not enough indians" con i loro riff scarni ed essenziali uniti ad un tappeto ritmico epidermico, ed avrete la chiara idea del coinvolgimento che può offrire questo filone musicale.
C'è anche qualche piccola variazione sul tema come la robotica "Toot", non a caso composta e suonata in collaborazione con un altro grande personaggio come Mario Lalli (Fatso Jetson), oppure l'episodio etnico-tribale "Indio", ma tutto rientra nella coerenza di un sound caldo, sornione, riflessivo. ma non per questo meno eccitante. In chiusura, una cover desert-rock di un classico dei Blue Oyster Cult, "Take me away", dove il gelo del cosmo si unisce al tepore della sabbia in un connubio di elettricità rock.
Rendiamo merito anche ai fautori di questa ristampa, l'etichetta nostrana Heavy Psych Sounds, perchè il disco era diventato difficilmente reperibile a prezzi accettabili. Se amate il desert-rock, lo stoner, il lavoro solista di Brant Bjork, questo è un titolo da avere senza esitazioni.

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