Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:43 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. RUST
  2. INTO THE WILD
  3. IDIOTS
  4. IN THE MAZE
  5. WE ARE THE LEGION
  6. CRAZY
  7. PARASITE
  8. WAITING FOR YOUR LOVE
  9. REPTILE
  10. STOP WEIRDING ME OUT
  11. FILTH & FLOWERS

Line up

  • Gabriel Keyes: vocals
  • Martin Sweet: guitar
  • Peter London: bass
  • Eric Young: drums

Voto medio utenti

Un certo Friedrich Nietzsche sosteneva che “Quello che non uccide, fortifica …” e credo proprio che i Crashdiet siano un buon esempio della validità di tale affermazione.
Attraverso una parabola artistica parecchio travagliata, gli svedesi sono passati negli anni da concreta promessa dello street-metal scandinavo a una delle tante band di buon livello che affollano tra alti e bassi il rockrama internazionale, per poi sparire dalle scene, all’apparenza fiaccati in maniera definitiva dalle numerose circostanze avverse.
E invece, abbastanza inaspettatamente, eccoli tornare, a sei anni dal precedente “The savage playground”, con un nuova fiammante collezione di canzoni e un nuovo graffiante cantante, pronti a dimostrare che nell’agguerrita competizione per i vertici del settore sarà oggi necessario aggiungere un altro importante pretendente.
Rust” è davvero un eccellente ritorno, in cui la simbiosi tra suoni granitici e melodie viziose e ammalianti si realizza in modo assai convincente, dominata dall’ugola potente e comunicativa della new entry Gabriel Keyes e dalla chitarra tagliente dell’irriducibile Martin Sweet, autentico leader del gruppo.
Non c’e l’ombra di rilassatezza o di eccessivo manierismo nei solchi di un disco che fin dall’impatto frontale della title-track ostenta una rinnovata energia e vitalità.
La sferragliante e adescante “Into the wild” continua a fornire la medesima sensazione di “rivalsa” e se “Idiots” è un bel tuffo rinfrescante nella Los Angeles “stradaiola” degli eighties, “In the maze” abbassa i toni e conquista per una struttura armonica passionale ed elegiaca, piuttosto “classica” e tuttavia priva di quel rigore prevedibile o inespressivo che spesso caratterizza le produzioni musicali contemporanee.
We are the legion” è un grande anthem da cantare a squarciagola, “Crazy” mescola adrenalina, dissolutezza e zucchero, mentre le irresistibili “Parasite” e “Stop weirding me out” rimandano la memoria direttamente al favoloso modus operandi dei migliori Ratt.
Ancora tre citazioni, prima delle considerazioni finali … “Waiting for your love”, una pregevole ballata enfatica sottolineata dall’adescante intervento delle tastiere e la coppia “Reptile” e “Filth & flowers”, consacrata all’heavy più cromato e impetuoso, sulla scia di illustri interpreti del settore quali Malice e Lizzy Borden.
I Crashdiet sembrano aver trovato la formula per trasformare la negatività in forza espressiva, ristabilendo gli equilibri artistici in un albo che potremmo considerare uno spot sugli effetti positivi della resilienza e non mancherà di soddisfare i loro tanti fedeli estimatori, finendo, magari, per acquisirne di nuovi … bentornati!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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