Rieccoli i cowboy infernali e, deo gratias, per una volta sono riuscito a ricordarmi che non si tratta altro che degli ex-Carton da cui mi sono fatto trascinare più volte in sede live circa una decina di anni fa.
Dopo il
primo album omonimo con il nuovo monicker, i nostri quattro tornano a due anni di distanza con il nuovo "
Mondo Bastardo", un titolo che è tutto un programma, anche perchè rende molto bene l'attitudine musicale che troveremo in questi caldissimi 38 minuti.
Un'attitudine che, senza ombra di dubbio, è proprio pensata per la dimensione live, gli
Hellcowboys sono sanguigni, sono polverosi, sono birrosi e fanno muovere piedi e capocce; il thrash venato di southern quando è fatto bene, come in questo caso, non fa prigionieri ed il groove sprigionato dalla chitarra di
Andrea Valentino e supportato energicamente dalla sezione ritmica della coppia
Ferramola-Di Filippo cattura sin dal primo ascolto, con il vocione di
Cristiano Iacovazzo a completare il tutto che ci invita più volte con fare tentatore ad alzare nettamente la manopola del volume.
Ma non c'è solo questo, chi pensa di trovare una simil-fotocopia di
Pantera, Extrema, Hellyeah e compagnia varia, beh sbaglia di grosso.
In passato già gli Hellcowboys mi avevano stupito, deviando su territori thrash tout-court, a volte abbandonando il sentiero polveroso del Texas per gettarsi nell'asfalto dei Bronx in territori cari ai vecchi
Nuclear Assault, ma stavolta devo dire che mi hanno saputo cogliere nuovamente di sorpresa proprio in modalità last minute con la conclusiva "
Fight for Life", un autentico inno al thrash old style con tanto di armonizzazioni ed assoli taglienti che con una produzione diversa ed una voce meno roca non avrebbe sfigurato in alcuna band proveniente dalla Bay Area.
Invero, questo ultimo assalto frontale mi ha destabilizzato ma le sorprese e le deviazioni prese dagli Hellcowboys le troviamo sin dall'iniziale titletrack, un assalto frontale certamente in chiave fumosa ma molto diretto e di impatto che promette sfracelli già in casa vostra, dal vivo lasciamo proprio stare, ed anche la successiva e meravigliosa "
Psychosis" sembra così tanto thrash (che assolo ragazzi!) che qualcuno potrebbe chiedersi "
ma la parte southern dove sta?"
Per gli amanti delle atmosfere più grasse e sudate bisogna scorrere avanti nella tracklist ed in corrispondenza di "
Southern Journey" (appunto) e "
Sick and Broken" potranno trovare pane per i loro denti, ma in generale direi che "
Mondo Bastardo" è un disco che mastica thrash dall'inizio alla fine, con un sound magari più avvezzo al caldo sole del Kentucky, che non ho idea di dove sia ma nella frase ci stava bene, quando più veloce quando ricco di groove, specie nella parte centrale del disco con "
Immeritocracy" ed "
Injustice for All", ma sempre bello aggressivo e melodico.
E a noi va benissimo così.
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