Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:35 min.
Etichetta:Totenmusik

Tracklist

  1. A FAREWELL
  2. CUT
  3. IL NOSTRO SILENZIO
  4. RLS
  5. NACHTLUFT
  6. NOVEMBER

Line up

  • R.: Bass
  • L.: Drums
  • J.: Guitars
  • F.: Vocals

Voto medio utenti

"Il nostro silenzio", seconda fatica in studio dei tedeschi Morast (con un titolo sorprendentemente in italiano), è un disco di death/doom metal dai toni molto scuri e dal mood notevolmente claustrofobico. A personalizzare la proposta dei nostri si aggiunge un gusto melodico di derivazione black metal in certi riff e in alcuni arpeggi che aggiunge una aura piuttosto sinistra al già oppressivo sound proposto dai nostri.

La scelta di pubblicare un disco breve (poco più di 35 minuti di durata) si rivela azzeccata: i brani sono abbastanza lunghi con quasi 6 minuti di media per ciascuno. I brani nonostante la bassa ratio di bpm sciorinati sono d'impatto e la limitazione del minutaggio permette di concentrarsi maggiormente sui singoli brani senza aggiungere inutili filler che non avrebbero fatto altro che annacquare il risultato finale. I nostri ci presentano dunque un campione distillato di quello che è il loro sound e scelta migliore non si sarebbe potuta fare: i 6 brani qui proposti tra riff pachidermici sempre ricchi di groove e trasporto e arpeggi melodici inquietanti confezionano un lavoro coinvolgente e a tratti quasi orecchiabile. Si tratta di un album perfetto per enfatizzare i propri momenti di negatività e crogiolarsi in mezz'ora abbondante di litanie in cui il disprezzo per l'esistenza e la banalità del mondo che ci circonda diventano il nostro rifugio.

La prova strumentale è ottima per tutti gli strumenti. Abbiamo già parlato delle chitarre ma anche la prova maiuscola e trascinante della sezione ritmica va citata. Così come gli arrangiamenti che, nella loro semplicità, riescono nel duplice compito di donare ulteriore struttura ai brani e conferire una certa complessità armonica, elementi che aumentano considerevolmente la godibilità del platter considerato. Il songwriting è lungi dall'essere arzigogolato ma dimostra una certa padronanza del genere proposto e una certa maturità nel proporre delle soluzioni personali e riconoscibili. La voce è ottima, in pieno stile old school death metal andando a richiamare cantanti come il compianto Chuck Schuldiner ma in una versione più marcia e straziante à la Van Drunen, questo giusto per avere dei riferimenti, perchè il cantante dei nostri non sembra voler scimmottare nessuno.

Si tratta dunque di un album consigliato se siete degli amanti del death/doom che vi potrà riservare qualche sorpresa grazie all'inserimento di qualche influenza eterogenea rispetto alla tradizione del genere. Buoni pezzi uniti a una discreta dose di personalità generano la convincente impressione di una band consapevole dei propri mezzi che cerca di rielaborare la tradizione del proprio genere mettendoci qualcosa di proprio. E lo fanno con successo.
Recensione a cura di Giacomo Babuin

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