Copertina 8

Info

Anno di uscita:2011
Durata:34 min.
Etichetta:Subsound Records

Tracklist

  1. THE PERSONAL LEGEND
  2. THE OMENS
  3. CARAVAN TO YOUR DESTINY
  4. MAN OF THEORY
  5. WE, PEOPLE’S HEARTS
  6. SIMUM
  7. THE TREASURE

Line up

  • Dave: vocals
  • Sergente: guitar
  • Franz: guitar
  • Stonino: bass
  • Ferico: drums

Voto medio utenti

Gli abruzzesi Zippo giungono con merito al terzo album, quello che di solito viene considerato “della maturità” per una formazione. Nel presente caso la definizione è senz’altro accettabile, giacchè Maktub, oltre ad essere un lavoro di notevole spessore, mette definitivamente a fuoco la personalità del gruppo italiano.
Un disco complesso, sfaccettato, intrigante, non troppo cerebrale ma neppure banalmente semplicistico, com’è nella natura del quintetto pescarese. Definirlo album di stoner rock o altro è estremamente riduttivo, perché propone musica che sfugge a precise classificazioni. I brani sono infatti costituiti dall’intreccio di svariati elementi: l’irruenta esplosività metallica, il pulsare ritmico kyussiano, la leggerezza di certe atmosfere psichedeliche, elaborate soluzioni tecniche e perfino inusuali vibrazioni jazz-rock. Anche la parte vocale si tiene lontana dai ritornelli d’effetto, puntando invece sull’alternanza di urla rabbiose e profondità più riflessive.
Particolari che emergono al crescere degli ascolti, permettendo al disco di non esaurire l’interesse nel giro di pochi giorni.
A titolo d’esempio, una canzone come “Simum” può evocare immagini e profumi sahariani, dune spazzate dal vento caldo del deserto, caravanserragli e sabbia infuocata, ma racchiude in sé anche qualcosa di metropolitano, una urgenza più legata a nastri d’asfalto e vapori industriali, nello stridore distorto del sax di Luca Mei (Zu) presente anche nella bella ed articolata “Caravan to your destiny”. Altro importante ospite è Ben Ward, irsuto vocalist dei pionieri Orange Goblin, che interviene in “Man of theory” a testimonianza della valenza extra-italica meritatamente conquistata dagli Zippo. Inoltre viene confermata l’ottima preparazione tecnica degli abruzzesi, mentre produzione e artwork sono pienamente entro i migliori standard attuali.
Un album splendidamente irregolare, pieno di sussulti, spirali, stacchi, variazioni, frutto di un tessuto sonoro malleabile che viene plasmato in una pletora di forme dissimili. Peccato che proprio qui in Italia resterà probabilmente patrimonio di una ristretta cerchia di estimatori. Gran bel lavoro.

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