Oibò, cosa ci fa un “
The Greatest hits”, spesso solo un’operazione discografica con intenti meramente “riempitivi”, tra gli
highlights di
Metal.it? I motivi sono molteplici e cercherò di elencarli brevemente qui di seguito.
Cominciamo dalla sontuosa confezione … un triplo
Cd (a cui si riferisce questa disamina) e
Lp, curatissimi dal punto di vista grafico e dei contenuti, in periodi d’irritante “musica liquida” (ma, per la cronaca, esiste anche la versione digitale dell’albo …), non rappresentano un evento facilmente trascurabile.
Passiamo alle canzoni … ben trentaquattro brani assolutamente senza “macchia”, imbevuti di
rock n’ roll,
soul e
blues, perfettamente bilanciati in un crogiolo sonoro pieno, vellutato, rotondo, di enorme presa emozionale.
Arriviamo, dunque, a “svelare” i protagonisti di tanta magnificenza … si chiamano
Thunder e da trent’anni diffondono al “mondo” la loro splendida e costantemente vitale e credibile filosofia musicale, ottenendo sicuramente, almeno dalle nostre parti, un credito minore di quello che avrebbero meritato.
E allora proviamo a “sfruttare” l’uscita di quest’imponente opera celebrativa per ribadire che il posto di questi “ragazzi” è tra i
Grandi dell’
hard-blues britannico, al fianco di Whitesnake e Bad Company, e che tale impegnativa affermazione, alla luce di una carriera lunga e pressoché impeccabile, può essere fatta con candida leggerezza, senza rischiare d’incorrere in forme d’irriverenza o di “lesa maestà”.
Del resto, come anticipato, è sufficiente ascoltare una qualunque delle tracce del disco (per ognuna delle quali nel
booklet troverete delle gustose note a firma
Luke Morley e
Joel McIver, autore della biografia ufficiale del gruppo) per rendersi conto della forza espressiva, della passionalità interpretativa, della misura tecnica e della
verve di una formazione che anche nella difficile pratica della
cover, qui simboleggiata da “
Gimme shelter” dei Rolling Stones e da “
Your time is gonna come” dei Led Zeppelin (mentre abbastanza stranamente non è presente la rivisitazione di quella “
Gimme some lovin’” dello Spencer Davis Group che contribuì non poco alla notorietà della
band), dimostra di possedere una sensibilità artistica di livello superiore.
Chi, infine, non li avesse mai visti dal vivo, e dubitasse delle qualità dei nostri in questo imprescindibile “fondamentale”, potrà fugare molti dubbi attraverso il dischetto
bonus “
Live at Planet Rock Radio” del gennaio del 2019, felice testimonianza
unplugged di spontaneità, carica e di una “tenuta” tutt’altro che scontata.
Da “
Backstreet symphony” (prodotto da
Andy Taylor di fama Duran Duran, una specie di “eresia”, ai tempi …) di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, cambiate le mode e i gusti del pubblico, per poi di frequente ritornare al punto di partenza, là dove le emozioni più vere e intense prosperano inalterabili, un luogo dell’anima e dell’arte in cui troverete i
Thunder, oggi, domani e magari pure tra vent’anni (come auspica lo stesso
Luke, sollecitato da
McIver, nelle già citate annotazioni del libretto del
Cd) scintillanti alfieri di un suono immortale … auguri di cuore,
guys.