Gli alfieri del
"green metal" sono tornati.
"Ecosystem", il nuovo parto discografico dei folli
Botanist, è un concept album dedicato all'ecosistema delle foreste della costa occidentale degli Stati Uniti ed all'impatto esercitato su di esso dal genere umano.
Un tema, come di consueto, ecologista, mai come in questo caso di attualità, che, in piena tradizione
Botanist, viene sviscerato per mezzo di una proposta sonora tanto particolare da non trovare nessun riferimento nella scena estrema mondiale se non a livello "filosofico" se dovessimo fare riferimento ai diversi gruppi attenti al discorso ambiente.
Il black metal dei Nostri, in cui le chitarre sono sostituite da harmonium e dulcimer saltellato (strumenti usati con grande maestria), resta particolarissimo nell'avere un'anima ritmica piuttosto che una orientata al riff, e resta, per tanti aspetti, affascinante nel suo essere assolutamente distante, come ricordato poc'anzi, da tutto e tutti ed immediatamente riconoscibile nella massa delle uscite "estreme".
Più nello specifico,
"Ecosystem" è uno degli album più "melodici" mai composto da
Otrebor e soci tanto è vero che, di fianco alla solita schizofrenia ritmica, trovano spazio momenti dal sapore neo folk e partiture sciamaniche, avvolte di melanconia ed echi post rock, che ampliano lo spettro espressivo dei
Botanist mai, come in questa occasione, "gruppo" piuttosto che espressione del singolo leader visto che il songwriting non è più del solo
Otrebor ma opera di tutto il collettivo all'interno del quale, mi piace sottolinearlo, oggi troviamo anche
Davide Tiso al basso.
Questa maggiore accessibilità di un gruppo comunque di nicchia, fa si che l'ascolto di
"Ecosystem" risulti più fluido rispetto al passato ed apra le porte ad un pubblico più "ampio" che potrà apprezzare lo spirito melodico di un album originale, prodotto in maniera eccellente, ricco di intrecci armonici di grande impatto emotivo (ascoltate l'ultimo brano
"Red Crown", con il suo vago sentore di Alcest, e sappiatemi dire) e non mancante della tipica follia di un gruppo sempre più "strano" e sempre meno allineato a qualunque tipo di trend, cosa, quest'ultima, che garantisce, almeno da parte mia, stima ai
Botanist ed alla loro strampalata proposta musicale.
Spero voi facciate altrettanto
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