Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:136 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CHECK IN
  2. MONSTERS & MEN
  3. JEALOUSY
  4. HIT ME WITH A HIT
  5. PIONEERS OF AVIATION
  6. LUCY HAD A DREAM
  7. BAVARIAN SKIES
  8. SELFCONSUMING FIRE
  9. MOMMY LEAVE THE LIGHT ON
  10. END ON A HIGH NOTE
  11. MINOR GIANT STEPS
  12. TOUCH MY HEAVEN
  13. THE UNORTHODOX DANCING LESSON
  14. MAN OF THE WORLD
  15. LIFE WILL KILL YOU
  16. THE WAY THE WATERS ARE MOVING
  17. WHAT IF GOD IS ALONE
  18. PARADOX HOTEL
  19. BLUE PLANET

Line up

  • Roine Stolt: guitar, vocals
  • Tomas Bodin: keyboards, backing vocals
  • Hans Froberg: vocals, guitar
  • Jonas Reingold: bass, acoustic guitar, vocals
  • Marcus Liliequist: drums, percussions, backing vocals
  • Hasse Bruniusson: additional percussions

Voto medio utenti

“Paradox hotel” è un imponente atto di devozione rivolto dagli svedesi The Flower Kings alla fantasmagorica stagione del progressive rock degli anni settanta, rinnegando un po’ il lieve tocco “modernista” che aveva contraddistinto le loro ultime fatiche in studio, per intenderci quelle impreziosite dalla collaborazione di Daniel Gildenlow dei Pain of Salvation.
Un piccolo ritorno “all’antico”, dunque, ed è, infatti, inevitabile riscontrare in questi oltre centotrenta minuti di musica, echi “autoctoni” di Gentle Giant, Genesis, dei King Crimson con Wetton, della psichedelia trasognata dei Pink Floyd, senza dimenticare su tutti le incredibili acrobazie sfavillanti degli inarrivabili Yes (gruppi, in ogni caso, da sempre essenziali fonti ispirative dei talentuosi scandinavi) e immagino che molti degli estimatori della recente minima deviazione in direzione “neo-prog”, potranno storcere un po’ il naso di fronte a questo passo indietro, ma per quanto mi riguarda, dopo aver confessato la mia grande passione per il prog-rock “storico”, non posso che apprezzare il lavoro di Roine Stolt e soci e la loro qualità nell’affrontare le sonorità che hanno reso tali i succitati “mostri sacri”, con naturalezza e spontaneità, non cadendo nel tranello di assoggettare oltremisura la “poesia” al potere della “filosofia”.
E’ innegabile che non tutti i brani riescano a mantenere il livello emotivo sugli stessi elevati standard, ma bisogna anche dire che in esibizioni di tale durata questi pericoli sono abbastanza “normali” e che solo i veri capolavori del genere sono riusciti ad evitare quella ridondanza congenita che talvolta si traduce in un eccessivo formalismo.
I due Cd conservano in modo abbastanza consistente un’atmosfera suggestiva e visionaria, in alcuni frangenti quasi rievocante le strutture delle grandi opere rock del passato e anche questo aspetto non fa che confermare la scelta di puntare su retaggi “arcaici” piuttosto che su proiezioni in qualche modo “avveniristiche”. E’ sufficiente ascoltare la monumentale suite d’apertura (dopo l’intro “Check in”) denominata “Monsters & men”, la magia delicata di “Jealousy” o ancora la cangiante “Hit me with a hit”, per trovarsi immersi in questo clima dal gusto retrò ma non per questo poco gradevole.
La fantasia strumentale di “Pioneers of aviation” e “The unorthodox dancinglesson”, le liquidità Floydiane di “Lucy had a dream” e “Mommy leave the light on”, le armonizzazioni Yes-esque di “End on a high note” e “Minor giant steps”, la melodia ariosa di “Man of the world” e ancora il pathos blues di “Life will kill you”, sono altri passaggi capaci di attrarre, mentre altrove alcune prolissità di troppo causano qualche deleterio calo di tensione.
L’Hotel Paradox non è dunque un cinque stelle di categoria superiore e le sue ampie stanze risultano disposte in maniera leggermente dispersiva, ma sono altresì ricche di quel classico arredamento “in stile”, pieno d’intarsi e decorazioni, ancora capaci di appagare “l’occhio” (beh, in questo caso, sarebbe meglio dire “l’orecchio”).
Se Vi piacciono queste cose, le camere 111 e 222 sono a Vostra disposizione per la prenotazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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