L'introduzione di questo album, una miscela di pioggia scrosciante e lugubri campane a morto seguita da un breve stacco strumentale doomeggiante, mi ha subito fatto temere di aver pescato l'ennesimo clone Sabbathiano. Niente di male, ma con il rischio che si rivelasse uno di quelli che fanno soltanto venire voglia di rispolverare il mitico "Black Sabbath", dimenticando alla svelta di aver mai visto qualcosa intitolato "Total satan".
Perplessità durata appena una manciata di secondi, giusto il tempo di veder fugato qualsiasi dubbio dall'attacco schizzato e bruciante della title-track, una martellata speed'n'roll che in un paio di minuti scarica sul bersaglio un bel concentrato di velocità e cattiveria.
La frustata d'attacco chiarisce nel modo migliore quali sono le intenzioni dei francesi Hellsuckers, formazione non di primo pelo che si è già creata un discreto seguito in patria, impresa di un certo rilievo visto che la Francia non si è mai mostrata particolarmente ricettiva verso i filoni heavy più aggressivi.
Comunque non c'è da argomentare a lungo riguardo l'impostazione della band. Gli Hellsuckers sono cinque tipi rudi e scafati, che in primo luogo e senza tante paranoie pensano a picchiare forte facendo più casino possibile, secondariamente a mantenere in modo costante un ritmo tosto e sostenuto ma senza esagerare troppo con le sfuriate schizofreniche, e per ultimo a ruggire dei testi adatti alla loro attitudine, quindi che contengano dosi massicce di sesso, alcool, motori ed un misto di volgarità assortite. Poi se proprio avanza loro del tempo, cercano di modellare il tutto nella forma di una canzone intelligibile.
L'ultima operazione non è propriamente il fiore all'occhiello del gruppo, tanto che alla fine la linea più incisiva del lavoro rimane la vetusta "Cold sweat" scritta un sacco di tempo fa dal compianto Phil Lynott per i suoi Thin Lizzy. Però i brani sfornati dai francesi sono decenti e quello che manca in brillantezza lo compensano con grinta sanguigna e muscoli robusti, cercando ispirazione dove capita. I soliti Motorhead ma anche i Turbonegro, gli Zen Guerrilla, i Nashville Pussy e così via, e l'album viene fuori bene perché resta entro i limiti di ciò che i musicisti sono in grado di fare.
Come da manuale tutti gli episodi si esauriscono in non più di tre minuti e badano unicamente al sodo. Nessuna perdita di tempo, pura sostanza heavy al naturale, rumorosa e diretta. Riffs al fulmicotone e ritornelli ideali per fare casino, gli Hellsuckers sono nati per restare grezzi, indifferenti alle raffinatezze stilistiche, tecnicamente limitati all'essenziale, ma esperti nell'esprimere quella vibrazione anfetaminica perfetta per un sound che ha la finalità di un puro e semplice sbattimento energetico.
Tra i vari titoli posso segnalare la motorhead-iana "Weird", l'accoppiata "Yell allright" / "Heads are gonna roll" dove tra le chitarre roventi s'inserisce qualche passaggio di stralunata tastiera, ed ancora la supersonica "Black girl, black chevy". Ribadisco però che il livello di qualità del lavoro è assai uniforme e la scelta dei titoli più significativi diventa un soggettivo discorso di sfumature.
Dunque nel suo contesto la prova del gruppo transalpino è positiva, ed anche se ritengo "Total Satan" uno di quei lavori che non mantiene la stessa attrattiva su tempi lunghi, nel breve periodo svolge bene la sua funzione di valvola heavy per lo sfogo di ogni tensione.
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