Ci sono gruppi che con i loro strumenti sono in grado di produrre grande musica, sono in grado di comporre canzoni stupende, di trasmettere forti emozioni e di regalare splendidi momenti a tanti fan adoranti. Pochi però sanno toccare veramente il cuore, è davvero arte di pochi riuscire in questo. Alcuni suonano, altri riescono a parlare attraverso gli strumenti.
Non è sensazionalismo, è una realtà. Realtà che spetta a noi cogliere, visto che i Novembre appartengono senza dubbio a questa categoria e Materia ne è, ancora una volta, la dimostrazione.
Ci sono voluti cinque anni per dare un successore allo stupendo Novembrine Waltz, cinque anni contraddistinti dalla riproposizione del primissimo Wish I Could Dream It Again ma anche da tanto silenzio; ora, forti di un nuovo contratto con la Peaceville, il gruppo romano è pronto a tornare con undici canzoni dall’alto livello emozionale.
La proposta dei Novembre nel corso degli anni, è sempre stata contraddistinta da una capacità compositiva notevole, ispirata e ricca di sensibilità; quella sensibilità musicale e artistica che riesce a rendere le canzoni belle, magnifiche; che fa diventare poche note di chitarra, cibo per l’anima. La contrapposizione poi con il lato più duro, con le radici Death del gruppo, ha sempre reso il tutto ancora piu’ affascinante e ricco di sfaccettature.
In Materia il lato più melodico ed emozionale prende sicuramente il sopravvento sulla parte piu’ strettamente metal; già dall’ apertura, affidata a “Verne”, veniamo travolti da una serie di linee melodiche in grado di fare scorrere un brivido anche al piu’ insensibile degli ascoltatori. La capacità di trasformare in musica pensieri e sensazioni e di saperle trasmettere all’ascoltatore, è forse, come detto, la freccia migliore dell’arco del gruppo e mai come nella canzone di apertura tutto questo si realizza. Canzone da ascoltare e riascoltare nel tempo.
La voce di Carmelo Orlando è come al solito calda e avvolgente, con quella cadenza quasi cantilenante e incerta ma molto particolare e “efficace”. Molte le parti cantate in italiano presenti all’interno dell’album: mossa che personalmente gradisco molto e che, a parere mio, va a valorizzare ancora di piu’ i testi del gruppo. Testi che da sempre sono un elemento fondamentale nel progetto artistico dei Novembre e che, anche in questo ultimo lavoro, ricadono nella vera e propria poesia; parole che vengono dal profondo e che descrivono in modo semplice sensazioni di cui basta leggere poche parole per risentirsele subito sulla pelle. Nello scorrere del disco i ritmi non si alzano quasi mai, le chitarre spesso sfociano in arpeggi acustici o in sottofondi ritmici lontani dai canoni dal metal; allo stesso modo il cantato scream è usato con parsimonia lasciando quasi totalmente spazio alla voce pulita. Scelta che valorizza molto le melodie fantastiche di “Memoria Stoica/Vetro”, “Comedia” e della stupenda “Croma” ma che forse risulta, a conti fatti, anche un po’ limitativa; mi spiace comunque nominare delle tracce piuttosto che altre visto che la qualità generale è sempre molto alta e, soprattutto, omogenea.
La forma canzone è quasi totalmente abbattuta, spesso le canzoni iniziano, si fermano e ripartono proseguendo percorsi diversi e a stupire in questo è anche solo la quantità di spunti e melodie presenti nell’album.
Il gruppo dimostra di saper gestire in modo funzionale le strutture delle canzoni e tutte le soluzioni trovate, rendendo il risultato finale mai banale: Materia è un disco tutt’ altro che immediato, ricco di ripartenze (cito in particolare la conclusiva “Nothijngrad”) e di pause improvvise; servono infatti numerosi ascolti per inquadrare le tracce e per focalizzarle al meglio; per coglierne i particolari, per apprezzare la cura degli arrangiamenti o per scoprire una melodia nascosta. Basta invece pochissimo per provare un brivido di fronte alla linea vocale di “Jules”, bastano pochi secondi del solo di chitarra all’inizio di “Aquamarine” per restare di sasso, poche note ma che sanno fare davvero male. Queste sono qualità che non si imparano da nessuna parte, in nessuna scuola, certe cose devi averle dentro: parlo della sensibilità musicale che i Novembre ancora una volta dimostrano e che emerge dalla straripante classe che contraddistingue le dieci tracce [più una cover degli Arcadia, side project dei Duran Duran].
Non vorrei che questa recensione fosse solo un lungo sproloquio sulle capacità artistiche dei Novembre: a volte si sente la mancanza di un accelerazione, a volte si ha come l’impressione che forse una quantità maggiore di parti in scream avrebbe reso il tutto più “completo”. Ci si domanda se con un maggiore accento sull’accantonato lato Death si sarebbero potuti raggiungere picchi di magnificenza ancora maggiori; magari concentrando le strutture melodiche meno sulla voce e più sui riff. Queste però sono solo ipotesi e domande, quello che resta è Materia. Quello che resta sono i fraseggi di basso di “Reason”, le cascate di note di “Geppetto” e le esplosioni sonore della title track, il tutto in un disco che puo’ essere un nuovo punto di partenza.
Questo resta, da ascoltare e riascoltare nel tempo:
“Noi eravamo foglie in quell’autunno strano… e senza capir perché ci siam sfiorati piano.”
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