Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2003
Durata:48 min.
Etichetta:Remedy
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. AT NIGHT
  2. SOME OTHER TIME, SOME OTHER PLACE
  3. AXE AND HONOR
  4. TO BE A CHAMPION
  5. INFINITUM
  6. FIGHT TO BE FREE
  7. TRANSFIXED
  8. BY MY HAND
  9. GUARDIAN BLOODLINE
  10. THE REFLECTING POOL
  11. THE WITCH'S EYE 2003 (BONUS TRACK)

Line up

  • Tony Taylor: vocals
  • Scott Waldrop: guitars
  • Dave Boyd: guitars
  • Marc Stauffer: drums
  • Jim Hunter: bass

Voto medio utenti

Nella scena underground tedesca, molti stanno cominciando letteralmente ad odiare il signor Piet Sielck nella sua veste di produttore, e come dar loro torto dopo l'ascolto degli ultimi album dove ha messo le mani ? Come un Re Mida del power teutonico, tutto ciò che il celebre Piet tocca diventa irrimediabilmente un clone dei suoi Iron Saviour. Passi per i gruppi tedeschi come ad esempio i Wizard o altri di cui non faccio nomi, ma quando questo accade con una band come i Twisted Tower Dire c'è da gridare allo scandalo; mi spiego meglio: che il platter di un gruppo true metal americano suoni come un nuovo album di una qualsiasi power metal band crucca è pura blasfemia per il sottoscritto. Con i suoi suoni di chitarra freddi e plasticosi e la sua ben distinguibile voce su praticamente tutti i cori, Piet Sielck ha in poche parole rovinato totalmente questo disco. La garanzia l'ho avuta nel momento in cui ho ascoltato la "Live Pre-Production Demo" che i Twisted Tower Dire avevano registrato prima di entrare negli studi del mastermind degli Iron Saviour. Sarò anche un integralista quando si parla di metallo americano, ma giuro che non inserirò mai più nel mio lettore l'album uscito per la Remedy Records, bensì ascolterò solo ed esclusivamente il grezzo lavoro di pre-produzione della band statunitense. Il mio cruccio maggiore è che canzoni epiche e battagliere da capolavoro come "Axes & Honor" sono state trasformate in versioni più superficiali (per non usare l'aggettivo a me tanto caro di "cafonoidi") da becer metal decisamente più commerciale e alla moda, di facile presa insomma; le melodie perdono di intensità con gli arrangiamenti del tedesco, come su "Some Other Time, Some Other Place" divenuta nettamente più anonima. Ma la cosa che davvero infastidisce è questa mania invadente di Piet Sielck di farcire di cori (cantati da lui come già detto) tutte, ma dico tutte le song, e non solo in questo album… così da ricordare immancabilmente la sua band madre Iron Saviour. Si pone quindi la questione di come giudicare quest'album che alla fin fine aveva grandi potenzialità ma è stato rovinato non certo dalla band, una delle più interessanti in campo true metal in questi ultimi anni; nestamente non me la sento di punire eccessivamente il combo per le mie convinzioni in campo metallico.
Insomma una sufficienza più per la stima che per il prodotto finale.
Recensione a cura di Gianluca Silvi

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