Giunti al quinto album e al cambio importante di etichetta, dalla
Hells Headbangers alla divisione underground della
Season Of Mist, gli americani
Profanatica proseguono imperterriti la loro missione.
Il trio guidato dal masterman
Paul Ledney non entrerà mai nelle classifiche mainstream, non gliene frega nulla e sinceramente anche a me.
Io li apprezzo molto, perché se ne fregano di piacere all’"
Armani generation" delle nuove truppe metallare, quasi tutti ascoltatori di spazzatura metalcore o poco altro (con rispetto del genere).
Dove fa più figo l’ennesimo tatuaggio o i jeans strappati alla moda comprati coi soldi di mammina e papino per far finta di essere ribelli, ma non si conoscono manco o si posseggono i dischi dei
Maiden oppure degli
Obituary.
Su questi il trio ci sputa sopra, loro coerenti come sempre propongono una lezione di puro death/black metal fatto di sozzura e sudiciume.
Mezz’ora e più scarsa per questo album, ma tantissima qualità estrema; brano come “
Liturgy of impurity”, “
Broken jew” e “
Washed in the blood of lord”, sono un manifesto su come debba essere suonato il genere, ovvero zero menate, pestoni monotoni e pesantissimi, riffing malsani in tremolo e stacchi lenti e asfissianti.
In più lui, il leader incontrastato della band; autore di una prova vocale che sembra un roco latrato riverberato posto sempre in fondo alla base strumentale.
La titletrack poi é blasfemia pura, con quel basso in primo piano, tempi lenti quasi doom e le chitarre dai riff in puro stile death metal; i tempi variano con accelerazioni imperiose condite con vocals rantolanti.
Perché i nostri sono un monolite nero e blasfemo, ma non quello da marketing, ma quello fiero e oppositore di quel dio mai riconosciuto come tale.
Un disco da avere per chi ha fame di vero, marcio e furente metallo della morte anticristiano e sozzo, coerenza ed esempio!
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