I
Tragediens Trone nascono nel 2007, anno durante il quale rilasciano il loro primo demo “The Cold Depths of Solitude”, per poi scomparire nel nulla fino ad oggi quando, ben tredici anni dopo, esordiscono con il primo, omonimo, album licenziato da una etichetta di culto dell'estremo come la
Osmose.
Non sappiamo cosa abbia portato i norvegesi a metterci tanto tempo per esordire sul mercato discografico, sta di fatto che
"Tragediens Trone" è un buon disco di black metal che molto deve, a mio parere, agli svedesi Shining, soprattutto quelli di metà carriera, viste le strutture sonore simili, l'alone depressive delle composizioni e la voce del leader
Skard, in molti frangenti accostabile a quella di Kvarforth.
I
Tragediens Trone risultano molto convincenti soprattutto nei brani più "cadenzati", all'interno dei quali la vena depressive alla quale accennavo viene fuori con maggior evidenza, donando alla musica un alone malato ed una generale atmosfera poco rassicurante e, a tratti, inquietante che porta i nostri ad avvicinarsi, anche, alla scuola francese del religious black metal senza, tuttavia, distaccarsi eccessivamente dalle loro origini nordiche.
Ammetto che la musica di questo duo non mi ha colpito immediatamente: solo i ripetuti ascolti, in particolare quelli in cuffia, me ne hanno svelato il valore e l'essenza oscura, il tutto a testimonianza di una proposta tutt'altro che banale o semplice, una proposta che va interiorizzata nel profondo per essere apprezzata.
Una volta entrati in sintonia con questo album, tuttavia, brani come la conclusiva
"Siphon Anima" o la spettrale
"Stygian Fluke", non potranno non lacerarvi l'anima con la loro carica dissonante e sofferente, così come tutto l'album sarà in grado di mostrarvi tutta la sua negatività e la sua oscurità fino a donarvi brividi di gelido piacere.
Come quelli della morte.
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