A tre anni di distanza da quel "
Kodama" che tanto aveva diviso la critica, torna la creatura di
Neige e
Winterhalter per regalarci il sesto album di una carriera ormai ventennale: "
Spiritual Instinct" edito ancora una volta da
Nuclear Blast Records.
Prima di addentrarci tra i suoi solchi però mi tolgo un sassolino: chiunque pensi che gli
Alcest siano traditori del black metal, che abbiano abbandonato la retta via per la musica "facile" et similia può terminare qui la lettura, non saranno certo queste mie righe a ribaltare la loro opinione.
Mi sia permesso di considerare sommessamente che se moltissime band di primissimo piano citano i francesi come fonte di ispirazione, forse una domanda sarebbe il caso di farsela.
D'altro canto lo stesso
Stéphane Paut (
Neige NdS) lo ha sempre detto: "
In the metal scene ALCEST is a weird band, in the indie/post-rock scene ALCEST is a weird band- we never quite fit in, this is how I feel in life, always an outsider; It’s not a problem, it’s just the way it is". Non credo sia necessaria una traduzione.
Ho parlato di "creatura" non a caso: come un essere vivente il sound degli
Alcest si è evoluto nel corso degli anni modellando, smussando, aggiungendo o togliendo per arrivare ad esprimere pienamente ciò che agita le anime dei musicisti. E quando -come in "
Spiritual Instinct"- la parte più profonda, nascosta e tribolata viene messa in luce il rispetto è d'obbligo.
Non è importante rilevare la miscela di shoegaze e black espressa nell'opener "
Les Jardins De Minuit", la padronanza dello stoner e dei suoi suoni cadenzati e ribassati in "
Protection", la facilità con cui melodie solari e interludi più oscuri vengono miscelate in "
Sapphire" o i cori, le harsh vocals e le parti clean si sovrappongano attraverso le note di "
Le Miroir" o "
L'Île Des Morts"; quello che gli
Alcest ci vogliono regalare è la loro visione dualistica del piano esistenziale.
A partire dal titolo,duplice nella sua accezione: "
spiritual" legata perciò alla sfera più elevata opposto ad "
instinct" che richiama la parte più ferina e primordiale dell'uomo; per poi proseguire con l'artwork in cui una sfinge, doppia per definizione con la sua testa umana ed il corpo animale, fà bella mostra di sè.
Tutto il disco è una ricerca, la ricerca del significato della vita, della sofferenza e del migliorarsi come creatura attraverso essa, sino a giungere ad un livello superiore: questa è per gli
Alcest la spiritualità e questo vogliono trasmetterci.
Idealmente il nuovo platter del duo d'Oltralpe prosegue il discorso iniziato ben prima di "
Kodama" e svela un altro aspetto della musica di
Neige: quello in cui parlare delle proprie oscurità e delle proprie battaglie interiori.
"
Spiritual Instinct" ci regala due certezze:
1)gli
Alcest sono una band fuori dal comune, che si libra eterea sopra qualsiasi tipo di critica
2)se a causa di pregiudizi assurdi non si riesce a godere di dischi simili, Rovazzi e Gabbani sono quello che si merita.
Alcest - "
Les jardins de minuit"