Dall'alto di una carriera ormai quarantennale, la creatura di
Mat Sinner torna alla ribalta con il nuovo
Santa Muerte, a due anni di distanza dal positivo
Tequila Suicide, mantenendo, come evidente già dalla cover, influenze messicane nelle tematiche affrontate.
Già dal primo ascolto appare subito evidente come il buon Mat abbia voluto rinfrescare la proposta della sua band con l'ingresso in line up dell'italianissima
Giorgia Colleluori, che divide con il leader della band i compiti vocali in maniera più che discreta, come nella classicissima opener
Shine On.
La nuova entrata si mostra dotata di un'ottima voce ben colorata, davvero adatta alla proposta dei
Sinner.
Nella successiva
Fiesta y Copas, pezzo più leggero e scanzonato, dal bel groove e dal taglio hard rock,
Mat Sinner riprende il suo ruolo come cantante principale, supportato dall'ospite
Ronnie Romero (
Rainbow,
Lords of Black). A seguire la title track che inizia con un bel basso potente, un riff gradevole, e continua con un ritornello arioso che si ricollega direttamente all'artwork del disco. Un pezzo decisamente leggero e positivo.
Proseguendo, i nostri spingono sull'acceleratore:
Last Exit Hell è un pezzo molto Priestiano, dove
Sinner e la
Colleluori duettano in maniera convincente.
Lucky 13, cantata di nuovo dalla
Colleluori, è in realtà una cover dei
Primal Fear, l'altra band di
Mat Sinner (
Cry Havoc da
16.6), anche se questo non viene segnalato da nessuna parte nella presentazione del disco.
La seconda parte dell'album si mantiene su livelli più che dignitosi con le ottime
Misty Mountain dal taglio blues e la sorprendente
Stormy Night dominata da un ottimo flauto dal sapore etnico.
Dopo quarant'anni i
Sinner si dimostrano ancora in grado di stupire e di rinnovarsi senza snaturarsi. Bravi!
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