Questa band turca di puro black metal ha bruciato le tappe, perché in pratica il debut esce sotto l’egida della mitica
Osmose Productions.
Il quintetto però, potrebbe essere nato musicalmente in Scandinavia, perché reca il marchio corrotto e maligno del black metal made in Svezia.
L’opener è quanto di più feroce e ferale si sente generata dalla band; puro attacco maligno e senza pietà con chitarre dai riffing tipici del genere con blast beats e screaming.
Il brano sembra uscire dalla miglior tradizione di casa
Marduk, la sezione ritmica è precisa e le chitarre si permettono il lusso di un breve solo sul finale messo in secondo piano rispetto alla composizione.
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Upon the fallen worlds”, è un brano cadenzato con chitarre dai riffing in tremolo, alone che più blasfemo, distruttivo e fosco non ci sia.
Il blast beats è un tempo che la band originaria dell’Anatolia sembra prediligere; i tempi sono veloci e serrati ma non caotici, questo perché la produzione è cristallina e potente.
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Inevitable vortex...swalloved divinity”, dopo un paio di rullate si ricomincia a pestare come un fabbro ferraio.
Lo screaming è selvaggio, le chitarre vengono doppiate dal basso ben equalizzato e ci sono interventi vocali a dare manforte al singer
Tyrannic Profanator.
La melodia maligna pervade il brano e si sente sottotraccia in mezzo alla furia della compagine.
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Hidden in infinite chaos”, viene introdotta da rullate e melodia malsana con arpeggi sulfurei ad incrementare la dose inquietante.
C’è persino un intervento vocale in screaming declamatorio prima della sfuriata senza timore di redenzione; brano che scorre via veloce, dove malignità e black metal vanno di pari passo col moto tellurico dei nostri.
Un disco che non passerà alla storia del metal estremo, ma che il suo lavoro lo fa onestamente con rimandi alla scuola svedese del metallo nero; un perfetto manifesto di odio anticristiano.
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