Ma che bella sorpresa questo debut album!
Un vero fulmine a ciel sereno per il sottoscritto che a scatola chiusa si era proposto di recensire il disco di questa sconosciuta band finlandese.
La band nasce a Kuopio nel 2006 per mano di due teenager,
Vili Härkönen e
Pekka Laitinen, rispettivamente batterista e tastierista, per l'amore verso il Power Metal, non solo di scuola finlandese. Nel corso degli anni i due ragazzi hanno iniziato a comporre circondandosi di ottimi musicisti fino all'entrata dell'esperto cantante
Andi Kravljača, primo cantante dei
Seventh Wonder e attualmente anche in forza ai
Thauroroded agli
Aeon Zen.
Il qui presente
Solar Eclipse, in uscita per la finlandese
Inverse Records, è quindi un prodotto frutto di anni e anni di lavoro e di perfezionamento. I nostri propongono un debut album di pure Power Metal, di ben 80 minuti,con pezzi mediamente lunghi (5-7 minuti) e due suite da 13-14 minuti, poste entrambe, stranamente, alla fine del disco. Si sente come la lunga gestazione dei pezzi abbia portato ad una grande maturità compositiva già dal debut album, non mostrando segni di cedimento nemmeno dopo numerosi ascolti.
Lungo gli 80 minuti di durata del disco di carne al fuoco ce n'è davvero tanta, ma le costanti sono due: melodie e ritornelli freschi, elaborati, vincenti, mai banali.
Dopo la consueta intro (peraltro interessante) si inizia con
Gone With the Wind: doppia cassa a manetta, un'ottimo giro di tastiera che mostra le qualità tecniche di
Pekka Laitinen, ottime linee vocali, funambolici intrecci solistici tra chitarra e tastiera, e una vena malinconica molto finlandese. Tutto questo ricorda molto gli
Stratovarius degli anni 90, pur mantenendo una certa personalità compositiva.
Il disco è un susseguirsi di pezzi da novanta: come non citare il mid-tempo
Civilization, dove le linee vocali riprendono i
Sonata Arctica più ispirati, quelli che non esistono più, o il singolo
Demons & Angels, bel pezzo dominato da un ottimo giro di tastiera, da linee vocali avvincenti e da intrecci tastiera/chitarra che faranno felici i più nostalgici.
Anche la ballad
Namida's Tears, di solito vero e proprio tallone d'achille delle band Power Metal, è un bel pezzo, molto riuscito e toccante.
Per cercare il pelo nell'uovo di un debut album davvero ottimo, particolare è la scelta di mettere due suite di 13 e 14 minuti una di seguito all'altra alla fine di un disco molto lungo, fatto che ne appesantisce un po' l'ascolto, ma che non inficia la qualità dei pezzi stessi e del disco in generale.
I
Nibiru Ordealsono la sorpresa dell'anno, l'esempio di come deve suonare il Power Metal di matrice Finlandese, fresco e ispirato senza la necessità di dover inventare nulla.
Chapeau!