Esiste l'"Old Wild West" ed ora pure l"Old Wild Metal" grazie al nuovo lavoro degli inossidabili Quiet Riot capeggiati dallo storico batterista Frankie Banali, qui presente anche nel ruolo di produttore dell’album, con la stessa line-up che ha lavorato nel 2017 al tredicesimo album “Road Rage”.

Diciamo subito che i Nostri sono un pò dei sopravvissuti fra abbandoni, morti, scioglimenti / ricostituzioni di line up, gravi malattie (cancro al pancreas per Frank Banali) ma con questo nuovo "Hollywood Cowboys" confermano di avere ancora delle frecce al loro arco.

Un inciso; il singer ereditato dall'X Factor americano, James Durbin, non mi entusiasma. A mio avviso manca un pò di spessore, ma nel suo complesso l'album non è male ci sono alcuni pezzi davvero incisivi come l'opener "Don't Call It Love" un bell'hard rock dal riff semplice ma coinvolgente, oppure "Insanity" pezzo sostenuto che fa il verso a "No, No,No" track dei Kiss tratta da Crazy Night, così come sostenuta e sorretta da un bel riff è "The Devil That You Know".

"Heartbreak City" viaggia su ritmiche più tranquille ma è carica di groove come pure bella carica - ma di sonorità blues - è "Roll On" e qui una voce meno strillata e più roca avrebbe giovato, più catchy è invece "Wild Horses".

I Quiet Riot hanno goduto di grande fama con "Metal Health" ma poi sono progressivamente caduti nel dimenticatoio, quindi ben venga questo nuovo album se serve loro per ritornare sotto le luci della ribalta; se questo poi succederà, lo vedremo in futuro.