Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:53 min.
Etichetta:Escapi
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. HUMANITIX
  2. REBOUND
  3. JONESTOWN SLUMBER PARTY
  4. XEROX NATION
  5. AUTUMN LORD
  6. DESTRUCTION TIME AGAIN
  7. SYMBIOSIS
  8. FALSELF
  9. TALK
  10. TRUE DECEIVER
  11. GESTALT

Line up

  • Teddy Möller: vocals, guitars
  • Niklas Kupper: guitars
  • Tomas "Tym" Jonsson: bass
  • Fredrik Klingwall: keyboards
  • Alvaro Svanerö: drums

Voto medio utenti

I Loch Vostok giungono al secondo disco dopo “Dark Logic” del 2003. La band è nata dal 2001 dalle ceneri di una formazione svedese progressive chiamata Mayadome, e questo passato è chiaramente influente nel presente della band.
Infatti il nuovo “Destruction Time Again!” è uno strano ibrido tra progressive, thrash metal e swedish sound alla Darkane (e sul disco presenzia come guest proprio Lawrence Mackrory, ex-singer dei Darkane).
Il sound è alquanto atipico e a primo impatto lascia decisamente spiazzati, perché spesso le melodie progressive e certe trovate “funamboliche” mal si amalgamano con la ruvidezza e le asperità delle parti più violente, e la discrasia è ancora più evidente in quanto il singer alterna il cantato pulito, con alcuni acuti in stile King Diamond, e melodico a quello più ruvido.
Tuttavia ad un ascolto più profondo il disco rivela doti che a primo acchito possono sfuggire. E si scopre così che forse l’amalgama non sarà il massimo, ma se si guarda alla struttura dei brani si scopre il gran lavoro in fase di composizione da parte della band, il quale prende corpo in pezzi molto variegati e strutturati, come “Rebound”, “Symbiosis” e “Falself”.
Quello che non mi convince troppo è l’uso, molto abbondante, delle tastiere, le quali spesso sembrano essere utilizzate troppo e male, e solo in alcuni episodi, cito l’iniziale “Humanitix”, assumono un mood quasi epico che valorizza le composizioni.
Da segnalare che sul disco compaiono inoltre altri due guest, Ron Jarzombek, già negli Spastik Inc. e nei Watchtower, e Tina Gunnarsson.
In definitiva ci troviamo di fronte ad un disco non riuscito al 100% ma che tuttavia mostra buone cose, soprattutto dal punto di vista creativo. Certo è che questo sound deve essere affinato a sviluppato, ma le premesse ci sono tutte.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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