Chi ha un minimo di dimestichezza con la scena underground italiana sicuramente avrà sentito nominare almeno una volta il nome di
Giorgio Trombino, sia in ambito strettamente metal che non. Artista a tutto tondo, infatti,
Trombino si dedica anima e corpo alla musica, spaziando senza problemi alcuni dal grindcore a sonorità psichedelic, fino ad arrivare al progetto di cui parleremo oggi, e cioè
Dolore, un nome un perché…
“
Fantasmi” è il secondo lavoro licenziato sotto questo moniker, e come è facile intuire si tratta di un viaggio senza speranza all’interno dei meandri più paurosi e malati della psiche umana. Il concept dell’album, infatti, si sviluppa prendendo spunto da una serie di fotografie di cimiteri, vecchi manieri e vecchie case abbandonate (tutta roba allegra, come potete notare) delle campagne venete, dove il nostro si è trasferito da un paio di anni dalla lontana e certamente più solare Sicilia, e dalle presenze spiritiche che, secondo leggende locali, sono lì presenti.
Interamente strumentale e interamente suonato da
Giorgio, che si dedica ai synth, alla chitarra 12 corde e al basso, il disco si snoda attraverso tredici capitoli che riportano alla mente i grandi del passato che si sono occupati di queste sonorità, da John Carpenter ai nostrani Goblin, senza scordare un altro grandissimo autore italiano, il maestro Fabio Frizzi.
Ogni singolo brano è un’escalation di tensione, ti tiene inchiodato alla sedia e ti instaura un senso di inquietudine incredibile. L’abilità del musicista siciliano sta proprio nel riuscire a creare melodie tetre e angoscianti, ossessive nel loro ripetersi ad libitum, che raggiungono poi il climax quando orami la nostra mente ha già iniziato a viaggiare e ad immaginare gli scenari più paurosi e tetri possibili.
Ovviamente non aspettatevi nulla che non sia già stato ampiamente esplorato dai nomi che ho citato poco fa, anzi, consideratelo una sorta di tributo a quelle sonorità, ma la bravura e la grandezza di
Trombino sta nel risultare credibile in un genere di certo non facile da esplorare. Vi basti sapere che ognuno di questi tredici brani sarebbe perfettamente utilizzabile come colonna sonora di film di Fulci, Argento o Bava.
Insomma, se siete amanti dell’horror in tutte le sue sfaccettature e soprattutto siete un po’ più aperti del solito dal punto di vista musicale, cercate questo dischetto, passerete una mezz’oretta abbondante in preda agli incubi più terrificanti…
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