Copertina 4

Info

Anno di uscita:2006
Durata:47 min.
Etichetta:Code666
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. VERMICULATUS
  2. VERMICULATUS B1 (VIDEO)

Line up

  • Michael Tierney: guitars
  • Peter Dempsey: bass
  • Glyn Smyth: synths
  • Paul McCarroll: drums

Voto medio utenti

Gli Scald sono una band nord-irlandese con all’attivo un solo disco, “Headworm”, uscito nel 2003. Così dopo tre anni ce li ritroviamo su Code 666 con una rinnovata passione per i vermi, il nuovo disco si chiama “Vermiculatus”, e con la voglia di fare qualcosa fuori dall’ordinario.
Tutto ciò si traduce in un disco composto di un’unica traccia strumentale, lunga ben 47 minuti, definita, molto fantasiosamente, progressive post-grind, laddove il grind è solo lo stridente rumore industriale creato dal sintetizzatore di Glyn Smyth. Quindi non aspettatevi Carcass o Napalm Death, e nemmeno le loro covate malefiche come Agoraphobic Nosebleed o Gore Beyond Necropsy, qui ci troviamo di fronte ad un disco che è più assimilabile a certe cose dei Tribes Of Neurot, progetto ambient/industral/apocalittico dei Neurosis.
Peccato che gli Scald non siano i Neurosis e alla fine questo “Vermiculatus” si trasforma in una lunga masturbazione sonora, piuttosto noiosa, mai realmente pericolosa, mai realmente sconvolgente, sebbene non manchino atmosfere apocalittiche e oscure.
Il disco ogni tanto sembra svegliarsi dal suo torpore doomy, con accelerazioni mai troppo violente, e vive di nuances disturbate, di ronzii sinistri, di note di piano inquietanti, ma ripeto nulla che sappia sconvolgermi. Ora non so se il problema sia mio e solo mio, resta il fatto che quando si passa alla parte visiva (eh si, c’è una parte visiva che accompagna “Vermiculatus”) è possibile vedere un video, “Vermiculatus B1”, che riesce ad essere alquanto disturbante, accompagnato com’è da musica di sottofondo realmente angosciosa.
È un peccato che gli Scald non riescano a colpire veramente nel segno, perché tutto il concept, e vi consiglio di visitare il loro sito web, è degno di menzione. La band fallisce nell’essenza del disco, non riuscendo a disturbare i nostri sensi, non riuscendo a dare uno scossone deleterio per la nostra psiche, che forse è già completamente andata…chi può dirlo? Se è così allora lode agli Scald, di cui non sappiamo riconoscere la grandezza, ma se un neurone mi è rimasto, come io credo, questo è ancora in grado di capire che gli Scald sono un mezzo bluff.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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