I
Den sono un trio di Chicago (in seguito ricollocato ad Austin, Texas) che si avvale soltanto di voce, basso devastante, batteria e qualche contributo di sintetizzatori. Sludge psychedelic noise, un sound rovinoso e malato che mischia parti tossiche ed allucinate ad aperture atmosferiche tristi e cimiteriali, come possiamo notare ad esempio nella funesta e decadente "
Svalbard", uno dei brani più efficaci e drammatici di questo "
Iron desert". La voce di
Adam Harris è un rigurgito tombale, mentre il basso monumentale di
Dylan Piskula crea le atmosfere torbide sludge-doom ed il drumming lento e possente di
Ian Piirtola accompagna lo snodarsi dei percorsi musicali strazianti e distorti. Musica sicuramente estrema, ma non inaccessibile.
La componente noise è ben presente, vedi "
Pyrite", ma la band americana riesce sempre a renderla flessibile e non integralista. Un pezzo come "
Entire mire", con le sue finestre groovy in un mare di distorsione feroce, rappresenta al meglio la proposta dei
Den, così come la tambureggiante e maligna "
Taste for blood", uno sludge metal oscuro e malvagio dall'atmosfera stordente. Più soft e funeral-doom la rarefatta "
Bones & flies", brano minimalista e tetro come una notte senza luna, Molto psichedelica la title-track, che definirei un buon esempio di post-metal/sludge, con il canto disperato ed apocalittico di
Harris che accompagna l'incedere strumentale distorto e lugubre, ricco di effetti narcotici e sinistri.
Buon album, sostanzioso e soffocante. Lo consiglio agli amanti dello sludge più contaminato e delirante.
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