Ben prima dei Living Colour, dei lavori solisti di Glenn Hughes e magari anche della superstar Prince (o come si chiama adesso..), ci sono stati i Mother's Finest. Parliamo del filone comunemente definito funky-rock e del contributo pionieristico ma seminale fornito da questa band statunitense, che ha mosso i primi passi nel lontanissimo 1973. Rispetto ai nomi citati all'inizio, oggi protagonisti di fama mondiale, i Mother's Finest hanno vissuto i momenti di maggior gloria nel periodo fine '70-primi '80, quando nel panorama internazionale dominavano generi assai diversi. Questo fatto, unito alla presenza di particolari influenze "black" nella loro musica, hanno in parte concentrato la popolarità del gruppo all'interno del mercato americano. Una limitazione comunque relativa, visto che la band si è aggiudicata ben tre dischi d'oro, ha piazzato diverse canzoni nelle classifiche più importanti ed è stata in tour con molti dei più grandi big della musica rock, perciò è indubbio che godano di un notevole seguito un po' ovunque, Italia compresa. Dunque i fans dei Mother's Finest adesso saranno in fibrillazione per questa nuova uscita, un disco live registrato al Villa Berg di Stoccarda nel 2004. Ancora prima del concerto c'è però un altro motivo d'interesse nell'album: l'inserimento di quattro canzoni inedite da studio che testimoniano l'ottimo stato di salute dei leggendari veterani. Se "Obey, obey, obey" e "Take your time" sono due brani di livello medio nel classico stile della band, l'opener "Do me right" è invece uno splendido ed elegante esempio di funky-rock melodico da manuale e "Crime of nature" uno slow notturno appassionante che trasuda classe cristallina. La sezione dal vivo non può essere certo da meno, visto che annovera una selezione dei successi del passato insieme ad ottimi estratti della produzione più recente. E' giusto sottolineare che il funky-rock dei Mother's Finest è uno stile composito, magistrale amalgama di componenti molto diverse che vanno dall'hard rock al rhythm'n'blues, dall'adult-pop al soul, fino ad arrivare agli estremi cenni di gospel da una parte e qualche vibrazione metallica dall'altra. Tutti elementi che trovano coesione nell'irresistibile groove funky, un bollente condensato di energia e fisicità che scatena l'istinto di muoversi, di ballare, di gioire, di godere la musica come uno degli aspetti positivi della vita. E sono proprio queste le sensazioni trasmesse dal disco, talvolta con un'impronta maggiormente tradizionale e sensuale ("Funk a while, I don't wanna come back") o perfino con improvvise concessioni alla modernità rap ("Mandela song") trattate però con disincantata leggerezza, mentre altri episodi puntano sul marcato rivestimento di pura ruvidità rock ("Hard rock lover, Mickey's monkey, il medley di cover Satisfaction/Born to be wild"), con ottimi momenti strumentali di hard settantiano. Ci sarebbero molti altri dettagli meritevoli, ma per esigenze di spazio segnaliamo soltanto l'altissimo rendimento di uno degli storici punti di forza del gruppo: la coppia vocale formata da Joyce Kennedy e Glenn Murdock, un duetto ambosesso di intensità ed affiatamento semplicemente fenomenali. Trattandosi di un disco legato ad un genere specifico e particolare come il funky-rock è chiaro sia appetibile per chi lo segue abitualmente, ma la qualità elevata e la grande varietà di situazioni musicali permettono di consigliarlo a qualsiasi amante del rock che voglia avvicinarsi ad una superba formazione come i Mother's Finest.
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