Uno dei loro primi demo (2001) passò tra le mie mani, e subito fu colpo di fulmine: la voce di Valerio Valentini mi colpì per la sua profondità e drammaticità al pari di Eric Clayton (Saviour Machine), Geoff Mann (Twelfth Night), David Surkamps (Pavlov's Dog), Mr Doctor (Devil Doll), Peter Hammill (Van der Graaf Generator), combinata ad un sound che attingeva dal prog crepuscolare e malinconico di Genesis e Van der Graaf ma anche dal new prog dei Marillion di "Script" e "Fugazi" e dai più cervellotici Twelfth Night, per cui non mi stupisce il fatto che ora gli Edera abbiano raggiunto la più completa maturità con un concept diviso in ben 19 parti dove entrano in gioco emozioni difficilmente descrivibili che alternano intimismo, sofferenza e drammaticità (scanditi perfettamente dall'uso di pianoforte e chitarra acustica) a spunti di heavy prog dallo stile molto personale, dosando perfettamente i cambi di tempo. Il risultato finale è strepitoso, e ancora una volta la performance di Valentini è da brividi perchè si adatta ad ogni minimo cambio di atmosfera arrivando a toccare momenti di intensità quasi teatrale al punto di superare di gran lunga un altro prog singer italiano dal cantato molto più "gabrielliano" quale Simone Rossetti dei The Watch.
Grazie Edera, perchè da tempo non provavo simili emozioni, da tempo le mie dita non rimanevano ferme dopo aver schiacciato il tasto play ma scorrevano nervosamente sulla ricerca veloce saltando brani inutili di prog stracopiato e ballads strappalacrime, è grazie a gruppi come voi che il vero progressive non morirà mai.
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