Cosa può succedere se metti insieme dei musicisti che hanno nel proprio curriculum l’appartenenza a band come
Acheron e
Asphyx?
L’unica risposta ammessa è: “Qualcosa di interessante”
E così è infatti. Gli
Infidel Reich sono la nuova band di
Vincent Crowley (già all’opera come singer e chitarrista negli
Acheron) e di
Tony Brookhuis e
Bob Bagchus (il primo ex chitarrista negli
Asphyx degli albori, il secondo storico batterista degli olandesi), creatura che già dalla scelta del “nome di battesimo” si propone di infastidire il più possibile i paladini del politicamente corretto anche se lo stesso
Crowley in più di una occasione ha tenuto a precisare che non è portatore di alcun messaggio politico o religioso bensì la band esprime apertamente il proprio disgusto verso una “cultura” dove ormai ogni affermazione risulta essere offensiva per qualcuno.
Ma a noi le provocazioni interessano fino ad un certo punto, a noi interessa la musica ovvero il modo in cui gli
Infidel Reich “vanno alla guerra”.
E “la guerra” è portata avanti con le liriche e la musica contenute nel debut “
Reichenstein” uscito per
Helter Skelter. E in battaglia non si va con lanciando petali di rose no? La musica del quartetto olandese/statunitense è un guerreggiante mix fra thrash e death metal in cui sono presenti elementi punk e una buona sorsata di
Venom, Sodom e
Motorhead sparati ad alta velocità.
Spigolosi come un dado da gioco nelle mutande, gli
Infidel Reich, dicono la loro senza peli sulla lingua su argomenti scomodi – e decisamente inusuali - quali il diritto alla detenzione delle armi (“Gunzilla’s stand”), sull’immigrazione islamica negli States (“Killing cultures”), sulla stupidità dell’escalation nucleare (“Nuclear showdowns”) oppure su coloro che puntano quotidianamente a far pena al prossimo (“Victims Inc.”)
Da segnalare che la traccia messa in chiusura, “Hymn to victory”, vede la partecipazione di straordinaria di altri noti vocalist – e amici della band mi vien da pensare - quali
Mike Browning (Nocturnus AD), Kam Lee (Massacre), Dave Ingram (Benediction), Aad Kloosterwaard (Sinister), Stephan Gebedi (Thanatos), Scott Reigel (Brutality)
Che i musicisti siano esperti del genere mi pare lapalissiano, “
Reichenstein” non ha cali di tensione durante il suo svolgimento e i brani sono costruiti con la testa senza sbavature, dando un senso di compattezza che non si scioglie col passare dei minuti.
In definitiva un buon disco, che nel bene o nel male farà parlare di sé.
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